Imbarcazione: Ginette, capitano: Georges Simenon

Una Francia sconosciuta (Adelphi 2024) di Georges Simenon trasporta il lettore in un’avventura fluviale iniziata nella primavera del 1928. L’autore, venticinquenne e già insofferente alla vita mondana parigina, decide di acquistare una piccola imbarcazione: la Ginette, lunga quattro metri e larga poco più di uno e mezzo. Il viaggio, lungo sei mesi, vede Simenon affrontare ogni tipo di condizione meteorologica, dormendo sotto la pioggia sferzante, sguazzando nel fango, manovrando tra rocce a pelo d’acqua. «Imbarcazione: Ginette, Capitano: Georges Simenon, Equipaggio: Nessuno», anche se in realtà con lui viaggiano la moglie, la domestica (e futura amante) e il cane danese. L’avventura nasce da un desiderio di fuga. «Nel 1924 questo paese [la Francia] era per me del tutto nuovo. Vivevo a Parigi da due anni. Mi sentivo soffocare», racconta l’autore, che all’epoca è «una specie di segretario, anzi di galoppino, di uno scrittore poco conosciuto e mediocre».
La voglia di conoscere la Francia lo spinge a questa scelta non convenzionale. «Spostandomi in treno da una città all’altra non avrei visto granché. D’altra parte, non ero nessuno, facevo la fame, ero pagato malissimo». Tre anni dopo questa esperienza, Vu gli commissiona quello che diventerà il suo primo reportage. Accompagnato dal giovane fotografo ceco Hans Oplatka, Simenon ripercorre in automobile la Francia. Se all’epoca solo una decina di fotografie illustrarono il racconto sul settimanale, questo volume ne presenta una collezione più ampia, dimostrando come quell’esperienza tra due sponde abbia influenzato le locande dove il commissario Maigret si ferma occasionalmente con la moglie, fingendo appena di essere lì per rilassarsi. L’itinerario di Simenon è ambizioso: Parigi, Épernay, Chaumont, Langres, Chalon-sur-Saône, Lione, Marsiglia, Sète, Carcassonne, Tolosa, Bordeaux, Montluçon, Orléans, Montargis, attraversando i principali fiumi francesi e belgi: Schelda, Marna, Senna, Rodano, Reno, Garonna.
La vita sul fiume viene descritta in dettaglio, specialmente nel tratto tra Beaucaire, Aigues-Mortes e Béziers, dove Simenon racconta delle «barche ubriache di vino» e delle scene notturne. «Nell’oscurità, su tutte le imbarcazioni si vedono spuntare le lanterne. I cavalli nitriscono, scalpitano. Poi dalle cabine si diffonde l’odore del caffè». L’autore offre anche osservazioni tecniche sulla navigazione. «Non c’è niente che tenga meglio il mare di un dory». Ma soprattutto, per Simenon la barca diventa una casa. «Vivevamo con poco, ma pensavamo di essere liberi». «Il mare con tutto ciò che comporta: le vele che sbattono, le cime che tagliano le mani, i bozzelli che si bloccano e i pesci più strani, mai visti nei mercati, che fanno gonfiare le dita; e l’orizzonte violaceo che annuncia un temporale; e le onde così rabbiose che minacciano di rompere tutto; e questa corrente infida che vi trascina via …».