La rete globale delle autocrazie sta ridisegnando il mondo

Nel suo Autocrazie (Mondadori 2024), Anne Applebaum offre un’analisi preoccupante di come le moderne autocrazie stiano collaborando tra loro per minare la democrazia liberale a livello globale. L’autrice porta alla luce un fenomeno nuovo e inquietante: l’emergere di una rete di regimi autoritari che, pur non condividendo un’ideologia comune come durante la Guerra Fredda, cooperano per mantenersi al potere e indebolire i valori democratici. Applebaum coglie le sfumature e le complessità di un fenomeno che sta ridisegnando gli equilibri geopolitici globali. A differenza del passato, sottolinea come oggi le autocrazie non siano gestite da un solo cattivo, ma da reti sofisticate che si basano su strutture finanziarie cleptocratiche, un complesso di servizi di sicurezza ed esperti tecnologici che forniscono sorveglianza, propaganda e disinformazione. Una rete di corruzione si estende attraverso i confini. Aziende corrotte e controllate dallo Stato fanno affari con le loro controparti in altri regimi.
L’autrice documenta meticolosamente come questi legami commerciali e finanziari creino una rete di dipendenze reciproche che rafforza il potere autocratico a livello globale. Applebaum spiega come questo network autoritario operi attraverso diversi livelli. Dalla corruzione finanziaria alla repressione politica. Dalla manipolazione mediatica alla collaborazione tecnologica. L’autrice dimostra come la cleptocrazia sia diventata il collante che tiene insieme questi regimi, il Cremlino – e chi sennò? – che emerge come il pioniere di tale modello a livello globale. Il sistema si è evoluto nel tempo, adattandosi alle nuove tecnologie e alle mutevoli condizioni geopolitiche. Tra gli autocrati moderni ci sono persone che si definiscono comunisti, monarchici, nazionalisti e teocrati, ciascuno con la propria narrativa, ma uniti nell’opposizione ai valori democratici. Il comunismo cinese e il nazionalismo russo differiscono non solo tra loro, ma anche dal socialismo bolivariano del Venezuela, dal Juche della Corea del Nord o dal radicalismo sciita in Iran.
Applebaum compie una distinzione importante tra questi regimi pienamente autoritari e le democrazie illiberali come Turchia, Singapore, India, Filippine e Ungheria. Evidenzia come i leader di Autocracy, Inc. (che peraltro è il titolo del volume in inglese) spesso mantengano residenze sfarzose e strutturino gran parte delle loro collaborazioni come imprese a scopo di lucro, creando un’élite transnazionale che beneficia della corruzione sistemica. Ciò che rende questo network potente è che offre ai suoi membri non solo denaro e sicurezza, ma anche qualcosa di più prezioso: l’impunità. Questa si manifesta non solo nella capacità di sfuggire alle conseguenze delle proprie azioni, ma anche nella possibilità di ignorare le critiche internazionali e le pressioni diplomatiche. Un aspetto fondamentale dell’analisi riguarda il controllo dell’informazione e la manipolazione mediatica. A differenza dell’URSS, che si preoccupava della sua immagine internazionale, i membri di Autocracy, Inc. mostrano una sorprendente indifferenza alle critiche internazionali.
Questa indifferenza, suggerisce Applebaum, non è un segno di debolezza, ma di forza. Riflette la consapevolezza che il controllo interno è più importante della reputazione internazionale. La Cina emerge come leader nello sviluppo di tecnologie di sorveglianza e controllo sociale. L’autrice dedica diverse pagine all’analisi del sistema di credito sociale cinese. Questo sistema non si limita al controllo interno, ma viene utilizzato anche per influenzare l’opinione pubblica nei paesi democratici. Loro malgrado, le democrazie occidentali sono spesso complici di questo processo di consolidamento autocratico. Applebaum mostra come banche, studi legali e società immobiliari occidentali abbiano facilitato il riciclaggio di denaro delle autocrazie, mentre le aziende tecnologiche hanno fornito strumenti per la sorveglianza di massa. L’autrice critica la miopia morale dell’Occidente, che ha permesso a questi regimi di sfruttare le istituzioni democratiche per i propri fini.
Un altro contributo significativo del libro è l’analisi di come le autocrazie stiano cercando di riscrivere le regole dell’ordine internazionale. Applebaum sottolinea che l’autocrazia non è un tratto genetico o culturale. Nessuna nazione è condannata per sempre all’autocrazia. Così come nessuna nazione è garantita dalla democrazia. Questa osservazione è importante perché sfida il determinismo culturale spesso utilizzato per giustificare l’autoritarismo in certi contesti. Applebaum evidenzia poi le differenze cruciali tra l’autoritarismo del passato e quello del presente, in particolare il ruolo della tecnologia e della globalizzazione finanziaria. A differenza dei regimi totalitari del XX secolo, che si basavano sulla repressione brutale, le autocrazie contemporanee combinano la coercizione tradizionale con forme più sottili di controllo. Cioè manipolazione dell’informazione, cooptazione delle élite, creazione di dipendenze economiche ed uso strategico della corruzione. Il libro si conclude con un appello all’azione, sostenendo che le democrazie devono unirsi per contrastare questa minaccia esistenziale.
Applebaum propone una serie di misure concrete. Dalla lotta alla cleptocrazia transnazionale alla regolamentazione più stringente dei social media, fino alla creazione di coalizioni internazionali per difendere i valori democratici. È importante rafforzare anche le istituzioni democratiche e di sviluppare nuove forme di resistenza all’autoritarismo che tengano conto della natura evoluta della minaccia. La battaglia per la democrazia non è mai definitivamente vinta e richiede vigilanza costante. L’autrice sottolinea come la risposta occidentale all’invasione russa dell’Ucraina rappresenti un momento cruciale in questa lotta. Un test della capacità delle democrazie di resistere all’espansionismo autocratico. Le democrazie sono vulnerabili. La polarizzazione politica, la disuguaglianza economica, la crisi dei media tradizionali e l’erosione della fiducia nelle istituzioni sono tutti fattori che indeboliscono le difese democratiche e creano opportunità per l’interferenza autoritaria.