L’Asia mosaico tra modernità, sorveglianza e sfide sociali

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2100 (Mondadori 2024) di Simone Pieranni vorrebbe spiegare “come sarà l’Asia” e “come saremo noi” (dal sottotitolo del volume). Ma in realtà tratta una serie di “aggiornamenti”, per così dire, di alcuni paesi asiatici che non appaiono sotto i riflettori alle nostre latitudini. Il titolo pare affascinante … Ma non viene neppure menzionato o spiegato nel volume, che si limita a narrare in maniera episodica alcuni “pezzi” di Asia, mosaico di modernità, sorveglianza e sfide sociali. Carne coltivata e cocktail di meduse, Big Data e AI, aziende milionarie e chirurgia da remoto, leggi anti deepfake e chip neurali sono trattati in maniera un po’ superficiale. La tesi di fondo di Pieranni, che quei paesi li ha visitati, è che l’Asia è una potenza demografica, economica, culturale e militare che cresce a ritmo serrato. Ed anticipa quel che accadrà nelle società occidentali.

«Osservare l’Asia dall’interno ci permette […] di individuare molti punti in comune […] che dovrebbero invitarci al confronto, alla comprensione, anziché allo scontro». In Asia si cerca di dare riposte a domande che coinvolgono anche noi in Occidente. Cosa mangeremo in futuro? Come garantiremo sostenibilità alle nostre città? Come evolvono i diritti e le idee sulla famiglia? In che modo quei diritti vacillano o vengono eliminati? Dove muove il lavoro, l’informazione, l’AI? Nel suo viaggio Pieranni spazia da Singapore al Myanmar, dalla Malaysia al Vietnam. E poi dalla Cina al Giappone, dall’India alla Corea del Sud, dalle Filippine a Taiwan. «In Asia si sono sviluppati sistemi autoritari o democrazie che […] definiremmo illiberali: ci sono diritti che avanzano, altri che retrocedono, si sviluppano nuove idee di città ma anche di sorveglianza, controllo e manipolazione delle informazioni». A Singapore il problema non sembra essere il traffico, ma più il riscaldamento globale.

In Indonesia (il quarto stato più popoloso del pianeta) si sta costruendo Nusantara, completata nel 2045 (al prezzo di 32 miliardi di dollari), che porrà fine – dopo quattro secoli – allo status di capitale di Giacarta. In Corea del Sud ci sono i migliori chirurghi plastici del mondo e una gara tra i genitori a riempire il tempo libero dei figli in una corsa competitiva senza pietà. Il Giappone ha ampliato i settori all’interno dei quali i lavoratori stranieri possono operare. La Thailandia ha cominciato a offrire permessi di entrata ai nomadi digitali. Pieranni racconta anche l’omosessualità in Cina e l’ultracattolico mondo delle Filippine, l’unico paese al mondo che non contempla la possibilità del divorzio insieme con la Città del Vaticano. Mentre sempre qui l’aborto è illegale, il Giappone è l’unico dei paesi del G7 a non riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Taiwan è l’unico Paese in Asia dove questo diritto esiste. Il Nepal è invece una punta di progressismo in tema di diritti civili. La Thailandia è da sempre uno dei paesi asiatici più aperti sui diritti LGBTQ+. Pieranni esplora anche la questione del potere e delle dinastie. È il caso delle Filippine, governate per quasi tredici anni dal dittatore Ferdinand Marcos e passate un paio di anni fa sotto il figlio, Ferdinand Marcos Jr., la cui vice è Sara Duterte, figlia di Rodrigo Duterte, presidente dal 2016 al 2022. Marcos Jr. ha vinto le elezioni con una campagna fatta sui social, senza presentarsi a un dibattito tv. Nelle Filippine, su cento milioni di abitanti, ottanta milioni sono registrati sui social. Ogni utente filippino ci passa in media quattro ore al giorno. Terreno fertile per Marcos Jr. per riscrivere la storia della famiglia.

Poi è il turno del Vietnam: in un paese di 15 milioni di persone, l’ex presidente Hun Sen conta dieci milioni di follower su Facebook. Di nuovo su Singapore, che sotto Lee Kuan Yew vide la criminalità scomparire o quasi. Ancora oggi, dopo che il paese è passato nelle mani del figlio Lee Hsien Loong e poi di Lawrence Wong, il governo è efficiente e concentrato sugli affari, politiche amichevoli per le aziende e la finanza e l’enfasi paterna sul mantenimento dell’ordine sociale. Un altro capitolo: l’informazione in Cina, dove Pieranni ha vissuto per otto anni. La priorità dei funzionari del PCC è il controllo dei media nazionali. Dopo le proteste in piazza Tienanmen il partito ha ritenuto essenziale evitare che simili situazioni si ripetessero. E ha deciso che la “stabilità” è l’obiettivo primario e il controllo dell’informazione è un elemento chiave.

Secondo il CPJ nel 2024, la Cina è il paese al mondo con il maggior numero di giornalisti in carcere. Ma d’altronde, come ha detto Xi Jinping, il PCC «è nord, sud, est, ovest: è tutto». In Corea del Nord, la popolazione vive nel terrore di perquisizioni, controlli arbitrari, accuse infondate e arresti immotivati. Ma anche il Myanmar merita menzione. Il 1° febbraio 2021, i militari arrestarono i membri del governo e Aung San Suu Kyi, ponendo fine al breve periodo democratico. Da allora, il paese è considerato uno stato fallito, con l’economia e il sistema sanitario in crollo, mentre le proteste pacifiche sono state represse. Pieranni porta alla luce anche il dramma del suicidio, concentrandosi sulla Corea del Sud, dove nel 2021 si sono suicidate 26 persone ogni 100mila, il tasso più alto tra i paesi OCSE.

Infine, Pieranni esplora l’uso dell’AI in politica. Imran Khan non ha potuto partecipare dal carcere alla campagna elettorale del 2024 e il divieto di usare il simbolo del partito (una mazza da cricket) sulla scheda elettorale, in un paese dove il 40 per cento della popolazione è analfabeta, ha paventato una sconfitta del partito. Nonostante ciò, un clone digitale creato tramite AI è apparso ai suoi sostenitori. Pieranni afferma che «dovremmo smettere di identificare la Cina, il Giappone, la Corea e gli altri paesi asiatici con le loro leadership o i loro partiti al potere: insomma, un conto sono i governi, un conto è quello che succede dentro quei paesi». Dunque, «parlare oggi di scontro di civiltà non ha alcun senso». E poi un avvertimento: «il tecno-entusiasmo dei governi sul futuro dell’intelligenza artificiale […] non deve creare eccessive illusioni. […] La realtà è […] ben più complicata».

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Amedeo Gasparini

Amedeo Gasparini, classe 1997, MA in Relazioni Internazionali, BSc in Comunicazione, giornalista freelance, gestisce “Blackstar”, www.amedeogasparini.com

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