L’analisi di Federico Zuolo sul se, come e quando disobbedire

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Disobbedire di Federico Zuolo (Laterza 2024) offre un’analisi accessibile e approfondita sulla disobbedienza in società. Il volume esplora la lunga tradizione della disobbedienza civile e della non-violenza, dai resistenti antifascisti a figure come Mahatma Gandhi e Martin Luther King. Zuolo esamina anche le nuove forme di disobbedienza emerse negli ultimi anni: l’attivismo climatico, l’animalismo radicale, l’aiuto ai migranti illegali e il vandalismo di statue controverse. L’autore nota come l’opinione pubblica spesso fatichi a comprendere le ragioni di queste azioni, riducendole a mera ricerca di visibilità. Pur riconoscendo che gli stati democratici meritano il rispetto delle leggi, Zuolo sottolinea l’esistenza di norme e pratiche ingiuste. Argomenta che la disobbedienza, lungi dall’essere mero radicalismo, può rappresentare un modo estremo, ma talvolta necessario di fare politica quando i canali democratici tradizionali falliscono. Federico Zuolo evidenzia come il radicalismo e la disobbedienza assumano oggi forme imprevedibili, richiedendo valutazioni individuali.

«Al giorno d’oggi il radicalismo e la disobbedienza assumono forme impreviste, molto più trasversali e indipendenti dallo scontro tradizionale», scrive l’autore. Che analizza la presenza quotidiana della disobbedienza nel dibattito pubblico, tra sostenitori e detrattori. Nonostante l’apparente calma sociale, l’autore nota l’emergere di nuovi movimenti con manifestazioni partecipate, soprattutto femministe e climatiche. Osserva che, sebbene le tattiche non siano nuove, la reazione occidentale oscilla tra indifferenza, timore eccessivo e disillusione. «Frustrato dai molti fallimenti, il pubblico che si percepisce come alternativo si è talvolta accontentato del gesto, non potendo sperare realmente nel compimento delle intenzioni». Zuolo sottolinea l’importanza di distinguere la disobbedienza specifica da altre forme di dissenso, spesso legali e garantite come diritti fondamentali. Il libro esplora vari esempi di disobbedienza, tra cui l’attivismo di Marco Cappato per il fine vita in Italia.

Federico Zuolo analizza il conflitto tra norme penali e doveri morali in questo caso, evidenziando la complessità delle questioni etiche e legali. Distingue chiaramente la disobbedienza da forme più radicali di opposizione come la rivoluzione e il terrorismo, che mirano a rovesciare l’intero sistema. Il focus del libro è sulla legittimità della disobbedienza in sistemi politici generalmente legittimi. Zuolo categorizza la disobbedienza in base ai suoi scopi: «Da un lato la disobbedienza può avere meramente uno scopo comunicativo (disobbedienza civile e incivile), dall’altro può avere uno scopo operativo, cioè comportare azioni (sabotaggio, occupazione e salvataggio) che mirano a intervenire direttamente nella trama della realtà per risolvere un problema». La non-violenza emerge come tema centrale nella discussione sulla disobbedienza civile. Federico Zuolo sottolinea la differenza cruciale tra resistenza passiva e aggressione fisica. E porta esempi concreti come gli “scioperi al contrario” di Danilo Dolci in Sicilia.

Tuttavia, l’autore avverte che non tutte le forme di disobbedienza non-violenta sono giustificabili, citando il caso del rifiuto dei vaccini durante la pandemia. Il libro approfondisce l’analisi di movimenti contemporanei come Ultima Generazione e Just Stop Oil, che adottano strategie simboliche e comunicative. Federico Zuolo si richiama poi la teoria di John Rawls sulla disobbedienza civile. «Agendo in questo modo, ci si rivolge al senso di giustizia della maggioranza della comunità e si dichiara che, secondo le proprie opinioni ponderate, non vengono rispettati i principi della cooperazione sociale tra uomini liberi ed eguali». Zuolo discute l’esempio di Rosa Parks. «Non è chiaro se i campioni della disobbedienza civile nella lotta per i diritti civili, in particolare nel movimento per la fine della discriminazione razziale statunitense, fossero genuinamente fedeli alla legge o se questa fedeltà fosse parte di una strategia comunicativa per essere accettati dalla maggioranza».

Nell’analisi anche il tema dell’obiezione di coscienza, distinguendola dalla disobbedienza volta a cambiare le leggi. «L’obiettore pacifista, nel rifiutarsi di servire nell’esercito, non sta chiedendo pubblicamente di abolire l’esercito, sta chiedendo di non farne parte perché ripudia la guerra, la violenza e l’uso delle armi». «Ma la richiesta di essere esentati […] è diversa dalla disobbedienza rivendicata per cambiare una legge. È per questo che una legge può prevedere l’obiezione di coscienza poiché […] l’esenzione di qualcuno non implica la destituzione dell’obbligo legale generale». Nella parte finale, Zuolo distingue tra sabotaggi, occupazioni e salvataggi. Giustificati se: «(1) l’azione illegale è l’ultima risorsa disponibile perché azioni conformi alla legge […] sono già state percorse senza risultato; (2) l’azione è fatta con un chiaro intento comunicativo […] e (3) in una maniera che limita la dimensione “aggressiva” esclusivamente al significato del simbolo senza avere implicazioni violente per le persone».

Il libro conclude che la disobbedienza è spesso stigmatizzata ingiustamente, confondendo la sostanza del problema con i metodi di protesta. Federico Zuolo argomenta: «Il rispetto della legge, in realtà, sembra messo più in crisi dal crimine ordinario, con cui la disobbedienza moralmente e politicamente motivata ha ben poco a che fare, o dai buchi che gli ordinamenti legali inevitabilmente lasciano aperti. Questi buchi – si pensi alla rassegnazione (o accettazione) verso l’elusione fiscale – fanno più danni alla coesione sociale e alla capacità degli stati di far rispettare la legge che le azioni di disobbedienza esplicita». L’autore sottolinea che la disobbedienza è una delle strategie politiche di cambiamento, parte di un repertorio protestatario che solo in minima parte prevede atti fuori dalla legge, invitando a una riflessione più profonda sul suo ruolo nelle società democratiche.

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Amedeo Gasparini

Amedeo Gasparini, classe 1997, MA in Relazioni Internazionali, BSc in Comunicazione, giornalista freelance, gestisce “Blackstar”, www.amedeogasparini.com