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Polonia e Ungheria, Tonia Mastrobuoni contro l’erosione della democrazia

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Il sottotitolo Come i sovranismi stanno spazzando via la democrazia in Europa del libro L’erosione (Mondadori 2023) non riassume efficacemente i temi toccati dall’autrice, Tonia Mastrobuoni. Il volume, infatti, racconta più che altro l’erosione progressiva della democrazia in Polonia e Ungheria. L’autrice ha raccolto otto anni di viaggi tra Budapest e Varsavia in cui ha visto la democrazia a spegnersi sotto gli occhi dell’Europa, che ha consentito che questi Paesi scardinassero importanti pezzi dello Stato di diritto. A Varsavia e Budapest il governo ha il controllo dei pesi e dei contrappesi. Schiaccia l’opposizione e usa i tribunali e il parlamento come grimaldelli, sostiene l’autrice, che chiama a raccolta i maggiori politologi che hanno scritto sulla crisi della liberal-democrazia. Daniel Kelemen ha sostenuto che «un cancro si aggira per l’Europa, è il cancro dell’autocrazia». Polonia e Ungheria scimmiottano la Russia, recuperando gli aspetti più grotteschi e deleteri del socialismo reale.

Qui viene condannata la presunta ideologia gender e promossa una campagna antisemita contro le fantomatiche élite liberali. L’odio contro gli euroburocrati e gli immigrati prolifera, così come la sovranità nazionale e l’uso della clava del cristianesimo. Fareed Zakaria aveva avvertito anzitempo: la democrazia illiberale ignora limiti costituzionali, diritti e libertà. Nel 2014 Viktor Orbán ha fatto quella definizione tutta per sé, accantonando l’era liberale nel 1989, come ricorda Ivan Krastev. Ha trasformando l’Ungheria in una «Disneyland nazionalista-conservatrice», secondo Jan-Werner Müller. Come Jarosław Kaczyński in Polonia (con il suo «stile paranoico in politica», secondo Richard Hofstadter), Orbán ha impresso il suo marchio radicale nella svolta nazionalista. Sono inquietanti le somiglianze con l’Europa degli anni Venti e Trenta, ricorda Tonia Mastrobuoni. «Il fatto che i vincitori della transazione siano stati spesso gli esponenti della vecchia nomenclatura certo non ha aiutato la causa della democrazia e del liberalismo».

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L’autrice definisce il leader ungherese come il cavallo di Troia del Cremlino in Europa. L’obiettivo di Orbán e Kaczyński è creare un’autocrazia elettorale dominata del partito unico che mantenga solo una parvenza di democrazia. Da quando Fidesz e PiS sono al potere, i pilastri dell’ordine democratico sono stati smantellati. Tonia Mastrobuoni procede prima con l’analisi del caso polacco e poi ungherese. Oltre all’ossessiva campagna contro i migranti, Varsavia ha anche intrapreso un’offensiva contro i diritti delle donne con il bando semi-totale dell’aborto. Il capitolo si apre con un’intervista a Lech Wałęsa. «Abbiamo sottovalutato la situazione per troppo tempo. Non abbiamo capito che stavamo consegnando la Polonia a populisti e demagoghi che stanno distruggendo un Paese. Se non avessi l’età che ho, scenderei in piazza tutti i giorni per ripristinare la democrazia. […] Hanno distrutto tante cose per cui mi sono battuto per una vita. Anzitutto la libertà».

Wałęsa soffre nel commentare la deriva autoritaria impressa alla Polonia dai Kaczyński che avevano un tempo percorso un tratto di strada con lui. Fondarono nel 2001 un partito nazionalista, ultracattolico, euroscettico, anticomunista. Ricoprirono le più alte istituzioni del Paese un decennio alimentando complottismo e oscurantismo. La Polonia, ricorda Tonia Mastrobuoni, si è trasformata nel laboratorio più avanzato dell’oscurantismo – una conclusione simile a cui sono giunti Steven Levitsky e Daniel Ziblatt nel loro Come muoiono le democrazie. Tornato al potere dopo la parentesi di Donald Tusk (tra l’altro accusato dal PiS di essere dietro la morte di Lech Kaczyński nel 2010), dal 2015 Diritto e Giustizia ha cominciato a smantellare lo Stato di diritto. Stracciando ogni parvenza di indipendenza e imparzialità dei tribunali, sotto il torchio del governo sono finite la Corte costituzionale e la Corte Suprema, riempite di uomini fedeli al partito.

Nemici dell’Europa come Zbigniew Ziobro hanno stravolto il sistema giudiziario polacco. Nel 2021 la Corte costituzione polacca ha messo in discussione il primato della legge europea su quella nazionale il che ha paventato l’ipotesi di una Polexit. Anne Applebaum ha raccontato a più riprese la drammatica polarizzazione della società polacca anche nel settore dei media, preso in ostaggio dal PiS. Ricorda la tragica fine del sindaco di Danzica, Paweł Adamowicz, ucciso nel 2019 da un pazzo imbevuto di contenuti nefasti della tv pubbliche. L’esecutivo di Mateusz Morawiecki – controllato neppure troppo velatamente da Jarosław Kaczyński – può contare sui frutti del controllo semi-totale dei media per un largo consenso nazionale. Possedere i media di Stato nutre il consenso attorno a crociate oltranziste, mentre gli indipendenti vengono repressi. Tra i prossimi obiettivi del PiS c’è l’influenza sull’università. Anche la memoria del passato è oggetto di manipolazione da parte del governo.

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Nel 2018, il governo ha tentato di slegarsi dalle collaborazioni polacche con i nazisti nella Shoah. Una legge (poi ritirata) censurava infatti l’accostamento dei cittadini polacchi e crimini dei nazisti. La cosiddetta legge dell’Olocausto prevedeva multe salate e carcere fino a tre anni per chiunque attribuisse pubblicamente alla nazione polacca corresponsabilità per i crimini commessi dai nazisti. Scattò dunque la stigmatizzazione degli Stati Uniti, dell’Europa e Israele, dell’Iran nonché dello Yad Vashem. In quell’occasione, il PiS si era spinto troppo in là. Chi invece non conosce limiti sembra proprio Orbán, che quando alla fine degli anni Novanta arrivò al potere in Ungheria fece già di tutto per trasformare il Paese post-comunista in una nuova autocrazia centrata sulla sua persona. Tonia Mastrobuoni non esita a definire l’Ungheria una dittatura controllata dal pugno di ferro di un tiranno.

Orbán pretende rispetto per l’Ungheria e urla a gran voce che Budapest non sarà colonia di Bruxelles. Promuovendo l’omotransfobia e l’euroscetticismo, il primo ministro magiaro discrimina sistematicamente i migranti. Si scontra regolarmente con le istituzioni europee e imposta un’aggressiva politica xenofoba, come nel caso della crisi migratoria del 2016. Da anni il suo partito promuove campagne d’odio contro chiunque minacci la famiglia tradizionale. Tonia Mastrobuoni parla di un’atmosfera da Grande Fratello ed è preoccupata per un asservimento ungherese nei confronti di Russia e Cina. Nel 2022 il Parlamento europeo ha definito l’Ungheria un’autocrazia elettorale. Con la guerra in Ucraina, in occasione della quale anche la Polonia si è schierata per gli altri Paesi europei, Orbán è rimasto solo in Europa. Dipende all’ottantacinque per cento dal gas di Mosca e continua a scardinare il sistema dei valori europei nel Paese.

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Amedeo Gasparini

Amedeo Gasparini, classe 1997, MA in Relazioni Internazionali, BSc in Comunicazione, giornalista freelance, gestisce “Blackstar”, www.amedeogasparini.com

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