Piero Gobetti: la vita al servizio dell’antifascismo

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Resistere al fascismo (Garzanti 2023) è il titolo di una raccolta di interventi – curata da Paolo Di Paolo – di Piero Gobetti; ma anche il riassunto di una vita, breve, spesa nel segno dell’antifascismo e della battaglia per la libertà e la democrazia nel giornalista, filosofo ed editore torinese. Non aveva infatti compiuto ventun anni quando il 12 febbraio 1922 fondò la rivista La rivoluzione liberale. Gobetti, che si è costruito una carriera precoce e prestigiosa, si era fatto notare all’università come studente sotto Luigi Einaudi; si laureò sulla filosofia politica di Vittorio Alfieri. Sentiva in sé le ragioni operaistiche e sociali, condannando sin da subito la violenza del fascismo. In nota si legge che l’autore ha lasciato in eredità delle domande decisive e scomode. Da qui la vivissima attualità di Gobetti. Il delitto di Giacomo Matteotti lo vide calcare ancora di più la mano contro il fascismo.

Già nel 1922, Gobetti avvertì che il fascismo era una catastrofe e denunciò a viso aperto la tirannide. «Mai come oggi c’è stato il bisogno critica libera e coraggiosa», scriveva il 9 novembre 1922. A pochi giorni dalla marcia su Roma, ebbe immediatamente a delineare tre caratteristiche essenziali del nuovo regime: Benito Mussolini non aveva alcuna preparazione politica; la rivoluzione fascista non era una rivoluzione bensì un colpo di Stato; e l’Italia aveva bisogno di pace. «Gli uomini politici sono stati liquidati», scrisse. La salvezza verrà dal movimento degli operai, auspicava. La rivoluzione gobettiana non intendeva compromessi con la dittatura e passava per la democrazia. L’autore analizza in questo contesto anche il carattere degli italiani: «Oggi la maggioranza degli italiani è così: uomini che per scrupolo di obiettività non vogliono trovarsi controcorrente, che sono pronti alla pace col regime per non turbare la Concordia e l’ordine nazionale».

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Gli italiani «ringraziano Mussolini di averli liberati del bolscevismo di aver dato loro un ordine, una gerarchia e un’opposizione che chiede la libertà di servire Mussolini» (La rivoluzione liberale, 13 maggio 1924). Parole che suonano tremendamente attuali, quando ancora oggi, in altri contesti e alle prese con altre dittature e conflitti, molti italiani mettono da parte i concetti di libertà e giustizia nell’ambito dell’indipendenza dei popoli. «L’individualismo italiano non ha fiducia in sé stesso; non ha il coraggio di affermazioni estreme; pare che nella coscienza di ognuno fermenti l’incubo di una tradizione di sovversivismo e di irrequietezza faziosa» (ibid.). Piero Gobetti era a favore della difesa della democrazia e al diritto dell’opposizione di essere tale. Come Matteotti, aveva capito che il fascismo non poteva essere liquidato con i meccanismi democratici perché la democrazia venne sospesa sin da subito con l’arrivo al potere dei fascisti.

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Amedeo Gasparini

Amedeo Gasparini, classe 1997, MA in Relazioni Internazionali, BSc in Comunicazione, giornalista freelance, gestisce “Blackstar”, www.amedeogasparini.com