20e30 presenta il suo report sui giovani alla Camera: “Questo Stato non ci rappresenta, vogliamo spazio”

Tenere l’attenzione alta sul rapporto tra giovani e politica, con uno sguardo anche a temi quali lavoro, occupazione, ambiente e non solo. Questo l’obiettivo del report che l’associazione “20e30” ha realizzato tramite il suo nuovo centro studi e che è stato presentato il 7 luglio alla sala Matteotti della Camera dei deputati alla presenza di politici ed esperti.
Un lavoro di squadra di che ha coinvolto giovani tra i 20 e i 30 anni e “meno giovani” tra i 30 e i 40 anni, parte di un grande progetto di “awareness” iniziato a ridosso delle elezioni legislative italiane del settembre 2022 con l’obiettivo di sensibilizzare la politica alle richieste di giovani e giovanissimi, da essa sempre più distanti. Ne abbiamo parlato con Domenica Del Prete, esponente dell’associazione.
Cos’è 20e30 e di cosa si occupa?
«20e30 è un’organizzazione per le future generazioni. Apartitica e indipendente, l’associazione raccoglie, analizza e diffonde le istanze degli under 30 e 40 che vogliono portare all’attenzione del decision making le necessità politiche della propria generazione. L’adozione di politiche sostenibili e indirizzate ai giovani è oggi più che mai urgente e siamo convinti che uno Stato che non considera i bisogni delle nuove generazioni non abbia futuro o, per lo meno, non un futuro che ci riguardi. Il nostro obiettivo è aumentare il peso della rappresentanza giovanile nelle istituzioni, lì dove le decisioni e gli indirizzi politici vengono decisi. Non vogliamo essere protagonisti solo in quanto giovani, ma perché è imprescindibile il contributo delle nuove generazioni in politiche programmatiche che siano efficaci per il futuro di tutti».
Che obiettivi ha la presentazione avvenuta alla Camera?
«È un primo step nell’azione di portavoce delle nuove generazioni che 20e30 si propone di portare avanti. L’evento è il risultato di un’analisi dei primi sei mesi della nuova legislatura, un report ricco di dati, spunti e opportunità riguardanti la situazione dei giovani in Italia e le politiche che li influenzano secondo alcuni pilastri tematici fondamentali».
Che scopi ha il vostro report? Quali sono gli elementi metodologici?
«L’obiettivo è presentare la situazione socio-economica dei giovani e il lavoro svolto nei loro riguardi dalla classe politica nei primi mesi di legislatura. Inoltre, i dati sono accompagnati da una profonda riflessione sulle opportunità che offre il PNRR rispetto ai temi in cui è sviluppato il report e alcune best practice europee e internazionali. L’analisi si suddivide in macrotemi: affrontiamo lavoro e politiche sociali, istruzione e capitale umano, ambiente, energia e transizione digitale, così come diritti e welfare. Il tutto attraverso le lenti e l’esperienza dei giovani. Il documento, in linea con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, analizza una istanza per tema. Siamo convinti che non ci sia più tempo da perdere e che non ci sia futuro per uno Stato che non considera e non rappresenta chi questo futuro dovrà viverlo. Il report dev’essere una base da cui partire per lo sviluppo di politiche indirizzate ai giovani».
Puoi dirci qualcosa di più sul centro studi che ha elaborato il report? Che tipo di struttura ha e che professionalità comprende?
«Le professionalità presenti all’interno sono molteplici: da giovani professionisti a dottorandi e accademici. Il report è stato sviluppato per proporre una base da cui partire per la realizzazione di politiche mirate. Abbiamo iniziato dalla creazione di specifici tavoli di ricerca tematici, coadiuvati da un coordinamento centrale che ne favorisse la sistematizzazione. L’obiettivo rimane il miglioramento della competitività della nostra società attraverso politiche sostenibili per noi giovani, nel medio-lungo periodo».
Giorgia Meloni è la leader dell’unico partito del parlamento che non ha aderito all’iniziativa 20e30. Questo aspetto ha un peso, nella vostra considerazione sull’operato del governo? Se sì, quale?
«La nostra non è un’azione ideologica. Ci proponiamo come interlocutore per facilitare la comunicazione e lo sviluppo di politiche che partano dalle necessità dei giovani, poco rappresentati in Italia e che soffrono un gap generazionale importante. Siamo ideologicamente trasversali e la nostra organizzazione accoglie diverse identità politiche. Il governo Meloni oggi è l’unico che ha capacità di azione e pertanto è un interlocutore imprescindibile per migliorare la qualità di vita dei giovani italiani. Noi portiamo il nostro punto di vista e la disponibilità a collaborare per un obiettivo comune, come cittadini e come giovani».
Che cosa potrebbe fare di più l’Unione europea per i giovani?
«La questione giovanile non è solo un tema italiano. Forse la differenza sta nell’approccio e nel cogliere le opportunità che ci vengono fornite. Il NextGenerationEU era un buon punto di partenza per risolvere alcune delle situazioni di disagio sociale che i ragazzi italiani si ritrovano a fronteggiare, ma il PNRR sembra poter
contrastare tale disagio solo marginalmente a causa di alcune scelte politiche dei nostri decisori. I vincoli di spesa e un monitoraggio efficace potrebbero essere alcuni degli strumenti che l’UE può utilizzare per accertarsi che i fondi stanziati arrivino anche a quella parte di popolazione che oggi sembra contare così poco nella valutazione e negli indirizzi della classe politica nazionale».
Dopo questo evento in Italia avete in mente di portare questo report anche a Bruxelles?
«Non lo escludiamo. Facciamo parte di una grande comunità e, come detto, il tema è transnazionale. Certo è che il lavoro da fare al solo livello nazionale è tanto, ma non può prescindere dal supporto, dalle linee guida e dagli incentivi europei. Vogliamo essere un interlocutore unico delle istanze dei giovani per coloro che, a ogni livello, vogliono prendersi la responsabilità e l’impegno di lavorare per migliorare la società in cui viviamo rendendola sostenibile, pronta ad accoglierci e a darci un futuro».
Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro da parte vostra?
«Vogliamo contribuire al progresso del nostro Paese. Esistono tantissime realtà guidate da giovani pronte a fare fronte comune per attivarsi e far emergere le istanze della nostra generazione. Noi vogliamo raccogliere queste figure. Spero che, allo stesso modo, il nostro Paese sia pronto ad ascoltare queste istanze e a lavorare unito per un futuro fatto di progresso e crescita».