Arisa, LGBTQ+ e la libertà delle proprie idee

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«Questa è Giorgia Meloni, nuovo presidente del Consiglio, le piace?» «Sì, ma questa cosa mi verrà contro sicuramente». Questo uno spezzone di un dialogo tra la cantante Arisa e il direttore del Fatto Quotidiano Peter Gomez, avvenuto nel suo programma La Confessione in onda su Nove. Il giornalista in seguito le fa notare subito come, vivendo noi in una democrazia, non si debba preoccupare e si possa sentire libera di dire ciò che pensa. Le reazioni scaturite da questa affermazione, però, daranno torto a Gomez.

La cantante ha in seguito raccontato, sempre all’interno dello stesso programma, come sia stata costretta ad applicare una auto-censura su sé stessa in un simile episodio. In occasione di un discorso per un altro programma, molte persone le sconsigliarono di esordire affermando di sostenere Giorgia Meloni, per evitare di essere additata come fascista.

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Arisa e la comunità LGBTQ+

Ciò che sta facendo discutere maggiormente è quanto detto da Arisa rispetto alle posizioni di Meloni sui diritti LGBTQ+. La cantante ha infatti paragonato l’attuale presidente del Consiglio a una madre severa che, avendo più figli molto diversi tra loro, deve compiere delle scelte che in qualche modo possano soddisfare tutti loro. Come conseguenza di ciò, a volte uno di questi figli può sentirsi non visto, non valorizzato, come in questo caso chi appartiene alla comunità LGBTQ+. Arisa continua dicendo che quello che serve è tempo, e un cambio di atteggiamento generale, non sempre in lotta bensì in dialogo. Lo fa utilizzando la prima persona plurale, mettendosi quindi pienamente al centro di questa necessità di cambiamento.

Il fine di Arisa, che si riconosce pienamente come membro della comunità LGBTQ+, è quello insomma di fare un passo verso coloro che potrebbero essere definiti come conservatori. Non una scelta così banale. Come è vero che la comunità LGBTQ+ può essere smodatezza e ostentazione, non è sempre vero che sia identificabile solamente così, anzi. L’invito della cantante è quindi quello di mostrare un altro lato della comunità, per poter far ricredere tutti coloro che derubricano a carnevalata qualsiasi manifestazione indetta dal movimento. Per arrivare poi fino a Giorgia Meloni, che Arisa definisce come una «con cazzimma», che con questa sua energia e livore potrebbe portare l’Italia ad alti livelli. Quello che è necessario, afferma nuovamente la cantante, è saper aver pazienza.

Le reazioni indignate tra Meloni e il pericolo fascismo

Pazienza che è l’ultimo sentimento che sembra aver dimostrato la comunità LGBTQ+ in risposta alle sue parole. Arisa è stata infatti costretta ad annullare la sua presenza al Pride di Milano, dove aveva pianificato di essere presente e partecipante attiva. Questa scelta, comunicata attraverso i suoi canali social, è stata consigliata al suo manager da parte degli organizzatori stessi, a causa della possibilità che alcuni membri della comunità potessero metterla in imbarazzo. La cantante ammette inoltre di essere addolorata visti i molti insulti ricevuti, che non sa nemmeno come decifrare.

È davvero questa la libertà presente nel nostro Paese? Quando Meloni è stata eletta, nel settembre scorso, molti hanno gridato subito al pericolo di un ritorno al fascismo. Le sue posizioni vicine all’estrema destra hanno infatti spaventato molti per la possibilità di un ritorno al governo di estrema destra più vicino, quello del Ventennio fascista. In questi mesi a nessuno è stata tolta la libertà di parola, nessuno è stato costretto a iscriversi a un partito per poter lavorare, nessuno è stato licenziato perché di un partito diverso. Anche il recente valzer in casa Rai rimane soltanto un falso allarme che i meno attenti, e i più furbi, hanno utilizzato per fomentare questa fobia di molto improbabile attuazione. Infatti è consuetudine che, con i diversi governi, cambino anche i vertici della televisione di Stato. Nessun tentativo di voler censurare il buon Fabio Fazio quindi, solamente normale amministrazione.

Cos’è davvero fascista oggi?

Quello che è da notare, purtroppo, è il fenomeno opposto. Ovvero, chi si definisce fedele al governo attuale viene tacciato di essere fascista. Il o la presunta fascista sono poi inibiti dall’esprimersi, dal presentarsi agli eventi, dallo spiegare le proprie posizioni. Abbastanza paradossale.

Arisa non ha detto nulla di male. Ha solamente affermato di sostenere Meloni e di volerle dimostrare che per lei ha senso accettare la comunità LGBTQ+. Nient’altro. Ha in seguito invitato i membri della comunità ad avere pazienza e ad avere la forza di mostrare anche un altro lato, oltre alla stravaganza presente nei pride. Quello che vuole la cantante è far vedere che le persone LGBTQ+ sono esattamente come coloro che puntano il dito verso di loro, accusandole come diverse. Non ha detto che esiste solo quello, non ha negato la stravaganza né diritto stesso di essere esibizionisti. Volendo sintetizzare il concetto, ha cercato di essere l’anello di congiunzione tra due posizioni che sembrano lontanissime e inconciliabili, facendo leva sulla sensibilità delle persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ per compiere il primo passo.

Purtroppo questa sensibilità non si è vista, anzi. Riprendendo il post di Instagram di Arisa: «La diversità è fatta di opinioni, di esperienze e di modi di viver la vita. Non condannate la gente perché non la pensa esattamente come voi, magari quella gente lì vi ama lo stesso, ma voi pensate di no».

Peccato, l’ennesima occasione di incontro e crescita sprecata da un crescente clima di odio e di intolleranza. Il fascismo non tornerà, ormai il mondo è cambiato e la potenza delle democrazie occidentali sembra inattaccabile. Però in certe occasioni si sembra respirare un’aria diversa, stantia e lentamente asfissiante. Un’aria che, all’ennesima botta ai polmoni, fa pensare un paio di volte in più se sarà il caso o meno di portare il proprio contributo. E questo inizia un po’ a spaventare chiunque.

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