Lazzaro Spallanzani, l’indefesso sperimentatore del Settecento

lazzaro spallanzani
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Lazzaro Spallanzani è uno degli scienziati più famosi in Italia e al mondo. Nato a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, nel 1729, fu naturalista e docente all’università di Pavia. A lui, oltre che strade e piazze, sono dedicati un cratere su Marte, la Sabella spallanzanii, l’Ameles spallanzania e l’omonimo ospedale a Roma, famoso per la diagnosi e la cura delle malattie infettive.

Oggi theWise Magazine ha incontrato il professor Stefano Meloni e il professor Oscar Poli, rispettivamente presidente e vicepresidente del Centro Studi Lazzaro Spallanzani di Scandiano, in provincia di Reggio Emilia.

Chi era Lazzaro Spallanzani?

«Domanda difficile, questa! All’epoca di Lazzaro Spallanzani non esisteva la suddivisione del sapere come la conosciamo oggi. Dire “biologo” nel Settecento voleva dire nulla. Era senz’altro un naturalista. Si occupava della natura come un tutto che comprendeva anche l’uomo. La sua idea era di un uomo non “governatore” della natura, ma inserito nella natura stessa.

Spallanzani ha studiato tutto, oggi diremmo “tuttologo”, anche se questo termine non ci piace molto. Era un grandissimo sperimentatore: voleva chiarire i segreti della vita. Diceva: “Tutto ciò che non conosciamo, non lo abbiamo studiato abbastanza”. Una frase di un certo valore, soprattutto se pronunciata da un abate, un religioso, che non lascia aperto all’imponderabile e all’assoluto. Era indefesso dal punto di vista scientifico e didattico».

Oggi la sua casa di Scandiano è un monumento nazionale e un museo.

«La famiglia Spallanzani era proprietaria terriera e si trasferì a Scandiano dalle vicine colline agli inizi del Settecento. Lazzaro era abate e docente universitario a Pavia: la sua casa natale era quindi la residenza estiva, dove teneva un museo personale, curato dalla sorella Marianna. Con Decreto Regio del 1939, la casa fu dichiarata monumento nazionale e oggi è la sede del Centro Studi Lazzaro Spallanzani.

La casa ospitava, tra le altre cose, la sua collezione di animali imbalsamati, i suoi libri e i suoi scritti. Alla sua morte, avvenuta nel 1799, il fratello vendette tutto (con regolare rogito) ai Musei Civici di Reggio Emilia. Da qui parte tutto il lavoro di ricostruzione sul suo operato. Il fatto che il fratello abbia venduto in blocco ha reso possibile la conservazione del lavoro dello scienziato, che altrimenti sarebbe andato perso. Molti suoi studi non furono mai stampati per il pubblico: senza saperlo il fratello “salvò” ogni documento!».

Leggi anche: La causalità tra filosofia e scienza.

Casa Spallanzani.

Di cosa si occupa il Centro Studi Lazzaro Spallanzani?

«Il Centro Studi è nato nel 1992 con l’idea di realizzare un centro di ricerca che avesse come fulcro non solo gli studi di Spallanzani, ma tutto il Settecento illuminista. Diverse sono le figure che ci hanno sostenuto: tra tutte, il Comune di Scandiano e l’oncologo e scrittore Giorgio Prodi.

Gli obiettivi del Centro Studi sono essenzialmente due: da un lato lo studio della personalità di Lazzaro Spallanzani e della scienza del Settecento, dall’altro la divulgazione scientifica presso le scuole di ogni ordine e grado. Pubblichiamo libri, teniamo conferenze e facciamo attività nelle scuole, dall’infanzia fino alle università. Inoltre organizziamo visite guidate nella casa natale di Spallanzani.

Il nostro obiettivo è fare scienza, non solo raccontarla. Entrambi siamo stati nel mondo della scuola come insegnanti. Da subito ci siamo resi conto che Spallanzani era una figura conosciuta solo dagli addetti ai lavori. Per divulgare la scienza il punto di partenza è proprio la scuola, non semplificando ma rendendo comprensibile la grandezza di questo personaggio».

Una figura più famosa all’estero che nel nostro Paese.

«Divulgare è un mestiere difficile, lo dico senza volersi piangere addosso. Noi ci reggiamo sul volontariato: tutti siamo volontari, spesso senza nemmeno rimborso spese. Viviamo in un periodo storico in cui la cultura passa in secondo piano.

Tutto ciò che le ruota attorno è intesa come “spesa” e non come “investimento”. La cultura è un investimento: il denaro utilizzato ritorna sotto forma di sapere e di pensiero libero. Se vogliamo dire che è meglio che la gente non pensi o che la gioia sia avere un cellulare nuovo, questo non è il posto giusto. I valori che promuoviamo non sono valori del passato, ma sono valori universali. La conoscenza è di per sé un valore».

La statua di Lazzaro Spallanzani nell’omonima piazza nel centro di Scandiano.

Raccontateci un aneddoto della vita di Lazzaro Spallanzani.

«Ce ne sarebbero tantissimi. Il suo obiettivo era provocare all’esterno quello che succedeva all’interno. Ha sperimentato la fecondazione artificiale sul suo barboncino femmina. La povera sorella Marianna ha dovuto vigilare sulla cagnolina (non avrebbe dovuto farla uscire mai dalla stanza designata per la gestazione!) per tre mesi, ma l’esperimento riuscì. Provò lo stesso esperimento sui rospi. La sorella cuciva apposite “mutande su misura” per raccogliere le prove degli esperimenti di Spallanzani.

Ricordiamo poi l’esperimento sulla digestione. Attraverso una spugna legata con un filo, raccoglieva dal suo stesso stomaco i succhi gastrici e li versava su della carne. Voleva provare che la digestione fosse sia meccanica che chimica. L’esperimento non riusciva. Il successo arrivò quando ebbe l’intuizione di inserire la carne e i succhi gastrici in una provetta e di mettere la stessa sotto l’ascella, per simulare la temperatura interna del nostro corpo.

Ancora, gli esperimenti sul biosonar dei pipistrelli. Nell’altana di casa aveva legato corde con campanelli all’estremità e vi aveva liberato all’interno alcuni pipistrelli. Ovviamente questi volavano di notte, al buio, senza urtare gli ostacoli. Dopo aver agito su tutti i sensi dell’animale, capì che il loro “segreto” era nelle orecchie: tappandole con della cera, le corde erano urtate e i campanelli suonavano. Aveva scoperto il biosonar. Non a caso, molti reparti in cui si fa ecografia sono intitolati a Lazzaro Spallanzani!».

Quest’anno il Centro Studi festeggia trent’anni di attività. Quali sono i vostri progetti per il futuro?

«A ottobre compiremo trent’anni. Per l’occasione sarà presentata una replica del microscopio di Lionnet. Questo scienziato belga inventò un microscopio innovativo, che permetteva di avere entrambe le mani libere durante il suo utilizzo. Lo strumento in questione era particolarmente amato da Spallanzani, il quale si attivò per realizzarne uno uguale, avendo Lionnet pubblicato le istruzioni per costruirlo.

Questo per l’immediato futuro. Per quanto riguarda più avanti, vogliamo mantenere le nostre attività di studio e intensificare il lavoro divulgativo nelle scuole».

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Marco Capriglio

Nato nel 1996 a Scandiano (RE), terra di Lazzaro Spallanzani e dell'Orlando Innamorato, sono docente di sostegno nella scuola secondaria di secondo grado. Ex vicepresidente della casa editrice theWise APS che pubblica il mensile PRISMAG, mi divido tra il mondo della disabilità e quello della storia locale, soprattutto in ambito militare: ho l'onore di aver pubblicato, tra i vari, per il "Notiziario Storico dell'Arma dei Carabinieri". Nel tempo libero sono addetto stampa dell'Associazione Nazionale Carabinieri Sez. Scandiano e faccio parte del Comitato di redazione de "L'Alpino Modenese", periodico della Sezione Alpini di Modena. Ho una seconda identità di batterista punk rock. Sono un fermo sostenitore della Repubblica, delle sue Istituzioni democratiche e del dialogo fra i Popoli.