Atlantismo for dummies: come rispondere alle obiezioni russe sull’Ucraina
C’è una discussione – si parla di Ucraina – e appena esprimete il vostro punto di vista venite assaliti da chi cita le obiezioni russe a pappagallo. È uno scenario tutt’altro che inverosimile, in Italia Putin ha una grande quantità di sostenitori, spesso molto attivi. Per esempio, parlare di atlantismo su Twitter equivale a immergere una mano insanguinata in una vasca piena di piranha.
Il buonsenso dice di non impelagarsi con chi risponde per slogan ed è vero, è una perdita di tempo. Però non è nemmeno corretto lasciare che uno strumento fondamentale nella formazione dell’opinione pubblica rimanga privo di presidio. Ognuno, nel suo piccolo, può fare la differenza.
Per questo motivo abbiamo raccolto le più diffuse obiezioni a sostegno della politica russa in Ucraina e le abbiamo smontate una per una, con contro argomentazioni basate su fatti concreti e verificabili.
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Le obiezioni russe sulla vicenda Ucraina (e le relative contro argomentazioni)
«Non ci sono buoni e cattivi in questa vicenda»
Con un certo cinismo si può dire che i buoni non esistono. Ma c’è un’enorme differenza tra un bimbo un po’ monello e l’anticristo in persona. Senza dipingere la Russia per qualcosa che non è, limitiamoci ai fatti. Oggi i russi hanno più libertà rispetto ai tempi dell’Unione Sovietica, ma la Russia odierna rimane una autocrazia. Da più di due decenni è governata da un ex agente del Kgb che non ha alcuno scrupolo nell’inviare sicari contro oppositori politici e giornalisti scomodi: dalle esecuzioni sommarie a colpi di pistola agli avvelenamenti con il polonio e il novichok, fino ai “suicidati” dal quinto piano, anche con operazioni clandestine in territorio straniero, membri della Nato compresi.
Non solo, la Russia ha dimostrato in varie occasioni di essere un attore molto aggressivo sul piano internazionale (in particolar modo nei confronti dei propri vicini) con invasioni militari, annessioni unilaterali e violazioni dei diritti umani (Georgia 2008, Ucraina 2014) che nell’economia dei rapporti tra Stati sovrani sono intollerabili.
Le stesse cose non si possono dire della Nato.
«Vogliono mettere la Nato sotto casa ai russi»
Se la Russia ha il rischio di trovarsi la Nato alla porta di casa, l’Europa ha già la Russia spaparanzata in salotto. Il riferimento è a Kaliningrad (Königsberg al tempo della Prussia), un’enclave russa militarizzata incastonata dentro i confini dell’Unione Europea, di cui molti ignorano l’esistenza (o fanno finta che non esista). In altre parole: il bue che dice cornuto all’asino.
«Vorrei vedere se la Russia mettesse una base in Messico o a Cuba!»
È un esempio fallace perché americocentrico. La Nato è soprattutto Europa, e qui abbiamo già Kaliningrad. Pertanto, i russi li abbiamo già dentro casa da un pezzo: se è tollerabile avere un’enclave militare russa dentro i confini europei, perché dovrebbe essere un problema avere la Nato ai confini russi?
La Nato è un’alleanza difensiva nella quale vige la open door policy: vi si accede di propria volontà, nessuno costringe nessuno a entrare nella Nato o a rimanervi. La Russia, invece, ha la pretesa di piegare l’Ucraina con la minaccia dei carrarmati. Date queste premesse, è naturale che i vicini della Russia facciano a gara a entrare nella Nato pur di tutelarsi dalle continue aggressioni.
«La Crimea è russofona, è sempre stata russa»
La questione linguistica è una scusa: non è la lingua a identificare un’etnia e non è un’etnia a definire una nazione. Altrimenti non esisterebbero l’Italia (minoranze germanofone, francofone, slovene, greche, albanesi, per non parlare del sardo), la Spagna (catalano, basco, galiziano), il Belgio, il Regno Unito e così via. La lista è sterminata, quasi ogni Stato ha al suo interno minoranze linguistiche o etniche. Ma questa non può essere la scusa per annessioni unilaterali, nonostante i dittatori con l’hobby delle invasioni ne vadano matti.
Quanto al sostenere che è sempre stata russa, se è per questo prima ancora era turca, mongola, veneziana, genovese. Per lo stesso ragionamento, dovremmo forse marciare sull’Istria e la Dalmazia? È un’evidente sciocchezza, non è guardando ai libri di storia che si ridefiniscono i confini.
C’è poi una questione formale. La Crimea è stata ceduta all’Ucraina da Nikita Krusciov negli anni cinquanta ed è sempre rimasta in mano a Kiev da allora. L’annessione russa del 2014, invece, viola la carta Onu e il Memorandum di Budapest, pertanto si tratta di un’aggressione senza alcuna base giuridica.
«È solo una scusa per mettere sanzioni alla Russia, ora che i gasdotti sono quasi pronti gli Usa non vogliono che Europa e Russia siano troppo vicine»
Posto che nei prossimi decenni le importazioni di gas sono destinate a calare per via della transizione energetica in corso, l’obiezione non sussiste, non c’è alcun avvicinamento all’orizzonte. Sebbene Putin sperasse di riuscire a rompere il fronte occidentale garantendo le forniture di gas ai Paesi meno ostili (per esempio l’Italia), la risposta Nato e quella europea sono state unanimi. Gli Usa si sono dimostrati partner affidabili e si sono attivati con gli alleati mediorientali per fornire gas tramite navi gasiere con cui approvvigionare i rigassificatori europei al fine di mitigare i prezzi, una strategia che ha funzionato.
In questo senso, dipendere dal gas russo non è un’amichevole concessione, ma una necessità per la Russia: da questo settore dipende buona parte delle sue entrate. Di converso, per l’Europa emanciparsi dal gas russo è una questione di indipendenza strategica cui è doveroso puntare.
«La Nato ha accerchiato la Russia»
La Russia è il più grande Paese del mondo per estensione e per la stragrande maggioranza dei suoi confini non ha niente a che vedere con la Nato. Per quanto riguarda i confini terrestri, la questione è limitata a Lettonia ed Estonia (una frazione infinitesimale dell’immenso confine russo), peraltro con un quantitativo di truppe Nato ridicolo rispetto alle forze che la Russia può mettere in campo nei confronti di questi due minuscoli Stati. Anche dal punto di vista dei soli Stati Uniti, il dispiegamento di truppe Usa nell’Est Europa è irrisorio. Il grosso è in Europa occidentale, soprattutto Italia e Germania.
Quindi no, la Nato non ha accerchiato la Russia. Ma la Russia ha accerchiato l’Ucraina, con i carrarmati.
«La Nato sta provocando Putin»
Casomai l’esatto contrario. La Nato non ha mai invaso/annesso pezzi di nazioni confinanti, la Russia sì: Georgia 2008, Ucraina 2014. Se c’è qualcuno che ha manie di espansione territoriale militare non è certo la Nato, cui si aderisce solo per via volontaria. Se la Russia è così aggressiva è fisiologico che i suoi vicini cerchino la protezione della Nato. Finora la Russia non si è mai permessa di bullizzare i membri dell’alleanza atlantica allo stesso modo di come fa con chi ne è fuori. Questa è la dimostrazione dell’efficacia deterrente della Nato. Ne consegue la capacità di evitare conflitti che altrimenti sarebbero esplosi da un pezzo: se l’Ucraina fosse stata nella Nato con ogni probabilità non avrebbe perso Crimea e Donbass (con tutti i morti del caso).
«La Russia sta solo difendendo la sua sfera di influenza»
Parlare di sfera d’influenza della Russia post sovietica nel 2022 è assurdo. Sono passati trent’anni e le nazioni nate dalla dissoluzione dell’Urss sono libere di allearsi con chi meglio credono. Altrimenti, di che indipendenza staremmo parlando se dopo trent’anni dovessero ancora rispondere a un padrone? Quello russo non è un soft power costruito sul prestigio internazionale e sulle opportunità di benessere. È invece una pretesa di controllo molto più concreta, attraverso autocrati compiacenti, governi fantoccio e corruzione dilagante.
Con l’Euromaidan gli ucraini hanno deciso da che parte stare: è doveroso per tutti rispettare questa scelta.
Questione morale a parte, la Nato non si sta espandendo con un blitzkrieg diplomatico, bensì lo sta facendo poco alla volta fin dagli anni Novanta. Nulla di strano, come spiegato in precedenza è un fenomeno fisiologico: da una parte c’è un vicino aggressivo e prepotente, dall’altra la libertà occidentale e la sicurezza garantita dalla Nato.
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«Se la Nato è un’alleanza difensiva, perché dovrebbe difendere l’Ucraina che ne è fuori?»
Più che la Nato, tutte le nazioni dalla parte del diritto internazionale dovrebbero farlo. La Russia è già andata oltre la semplice minaccia, ha già aggredito l’Ucraina nel 2014 in aperta violazione della carta Onu e del Memorandum di Budapest, e ora minaccia di andare oltre.
Questa condotta non può essere tollerata.
«La Russia ha accumulato truppe solo per ottenere qualcosa in cambio del ritiro e ha funzionato»
Casomai l’esatto contrario. Dopo la possente dimostrazione di muscoli, anche Paesi che non sono membri dell’alleanza atlantica come Finlandia e Svezia iniziano a valutare di nuovo l’adesione alla Nato. Nato che non ha rinunciato alla sua open door policy, mentre l’Ucraina è ancor più convinta dell’importanza di legarsi agli alleati atlantici.
Non è certo la definizione di successo.
«La Russia non ha mai invaso nessuno»
Falso: Georgia (Ossezia) 2008, Ucraina (Crimea) 2014. Sono solo i casi più recenti.
«Putin vuole solo far sentire agli altri come si sente la Russia»
Peccato che la Nato non abbia mai disposto una forza così spropositata per minacciare un Paese terzo d’invasione. È come rispondere a uno sgarbo puntando alla tempia una pistola col colpo in canna e senza sicura: è una reazione spropositata, aggressiva e violenta.
«Sono pacifista e per questo sempre contrario alla guerra: sia all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sia alle basi Nato, che sono uno strumento di guerra»
Puoi ignorare la guerra, ma la guerra non ignora te.
In altre parole: salva più vite un buon deterrente di tutte le buone intenzioni del mondo.
Se dopo la seconda guerra mondiale l’Europa ha avuto il più lungo periodo di pace a memoria d’uomo non è per il pacifismo di chi si gira dall’altra parte, ma grazie a una politica di deterrenza militare di cui la Nato è il fulcro. Il pacifismo moralista a “la guerra è sempre sbagliata” è la via più diretta per essere obliterati dalla Storia: se con Hitler gli alleati avessero continuato con la politica dell’appeasement, ora parleremmo tedesco, non sapremmo nemmeno cosa significhi essere liberi in un Paese democratico e gli ebrei sarebbero stati sterminati da un pezzo, insieme a tutte le altre minoranze. Ciò non toglie che la guerra è sempre orrenda. Proprio per questo, la miglior guerra è sempre quella evitata: in questo senso, la Nato è la chiave per evitare che dittatori con manie di grandezza si approfittino di chi non è in grado di difendersi da solo.
La trasformazione della città tedesca di Königsberg in Kaliningrad è una conseguenza dell’esito della II Guerra Mondiale, con l’espulsione di milioni di cittadini della Prussia Orientale verso occidente e la loro sostituzione con cittadini russi.
L’isolamento di Kaliningrad, che è circondata da stati filo occidentali, è una delle tante conseguenze paradossali della fine dell’Unione Sovietica.
Non ho mai avuto nessuna simpatia per Putin, un uomo cinico e spregiudicato. Ma penso che se l’attuale crisi porterà ad una ulteriore destabilizzazione della Russia, nessuno avrà da guadagnarci. Il rischio è che si ripeta, enormemente amplificata, la crisi seguita alla dissoluzione della Jugoslavia.
Non si tratta di tifoseria filo russa o filo ukraina: sinceramente, non ho proprio nessuno simpatia per nessuno dei due contendenti. Ma penso alle possibile conseguenze di una tensione che si dovrebbe cercare di allentare, invece di aggravare mostrando i muscoli.