La Russia ai confini con l’Ucraina: ci risiamo
È delle ultime settimane la notizia che la Russia abbia deciso di raggruppare numerose truppe lungo i confini con l’Ucraina, andando a toccare una criticità che storicamente ha portato a importanti escalation militari nella zona.
Storia del conflitto tra Mosca e Kiev: un breve cenno
Un punto critico si raggiunse già ad aprile, quando la Russia ammassò le proprie truppe sui confini dell’Ucraina, andando a generare parecchie preoccupazioni negli equilibri internazionali. Già all’epoca furono espressi dei malumori dalla NATO e gli Stati Uniti iniziarono a muoversi di conseguenza, schierandosi apertamente con l’Ucraina e facendo entrare delle proprie imbarcazioni nel Mar Nero.
Ma da dove deriva l’astio tra il Cremlino e Kiev? Cosa ha portato ad avere il clima di tensione che si respira attualmente?
La questione che riguarda la contesa della Crimea è una delle dispute più datate della storia contemporanea.
Nel 1954 l’allora presidente Nikita Chruščёv, tramite un decreto, assegnò arbitrariamente i territori della Crimea all’Ucraina, scelta che già all’epoca fu ritenuta discutibile data la composizione etnica della regione a maggioranza russa; ma comunque il decreto dell’ex leader sovietico non fece troppo rumore, passando come un mero atto formale.
Le mire espansionistiche del Cremlino, e soprattutto la voglia di Putin di fare da spina nel fianco dell’Occidente, hanno portato il leader russo ad annettere unilateralmente la Crimea al territorio russo, facendo leva proprio sull’atto arbitrario del 1954. Così, sfruttando una fortissima campagna mediatica e tramite l’aiuto dei servizi segreti, Mosca è riuscita ad annettere la Crimea senza nemmeno muovere più di tanto il proprio esercito.
Ma l’operato della Russia non è terminato lì. Approfittando delle deboli reazioni della controparte occidentale, le truppe russe hanno iniziato a creare dei disordini lungo il confine orientale ucraino, nella zona del Donbass, alimentando sia nuove anime indipendentiste sia fazioni pro annessione alla Russia; così facendo è iniziato quel periodo di grande turbolenza nei rapporti tra Russia e Ucraina, con Kiev che ha iniziato sempre più a spingere verso un aiuto occidentale, arrivando a chiedere l’annessione alla NATO.
Aprile 2021 e il ritorno delle tensioni
Come già accennato in precedenza, l’atmosfera è tornata a farsi bollente ad aprile 2021, quando la Russia ha deciso di ammassare un totale di circa ottantamila uomini lungo il confine nordorientale dell’Ucraina, andando a creare una fortissima pressione sul governo ucraino, che negli ultimi anni tra problemi di stabilità politica e corruzione non è mai riuscito a dare prova di forza e compattezza.
Come se non bastasse, inoltre, il Cremlino aveva deciso di interdire la navigazione alle navi straniere nelle acque di propria competenza nel Mar Nero, considerando chiaramente la Crimea in tutto e per tutto un proprio territorio.
Ma nonostante i vari allarmi e le risposte precauzionali da parte degli Stati Uniti della neoamministrazione Biden, non si verificò nessuna invasione.
Venti di guerra ai confini tra Russia e Ucraina
Nelle ultime settimane è ripreso l’ammassamento di truppe russe lungo il confine nordorientale ucraino, e a questo giro il numero dei soldati, secondo Kiev, ammonta a circa centoquattordicimila unità.
A differenza degli avvenimenti di aprile, in questo caso, secondo l’intelligence americana, un’invasione russa sembra essere abbastanza probabile. L’accumulo di milizie lungo il confine, però, potrebbe anche non tradursi per forza in un’invasione armata: potrebbe essere l’ennesimo tentativo da parte del Cremlino di voler creare nuova tensione nella regione, cercando di destabilizzare l’attuale governo di Zelensky, il quale nel corso degli anni per ovvie ragioni è diventato sempre più ostile verso Mosca; e di mettere sotto pressione Stati Uniti ed Unione Europea, che storicamente hanno peccato in velocità e coerenza nelle risposte alle escalation militari.
Anzi, lo stesso Putin ha dichiarato che non ha alcuna intenzione di invadere l’Ucraina e, cercando di rivoltare la frittata, accusa i media occidentali di cercare di creare una certa tensione ingiustificata nell’area.
La risposta degli Stati Uniti non sembra discostarsi da quella di aprile: Washington è pronta a schierarsi a favore dell’Ucraina e respingere un eventuale attacco russo. L’Unione Europea invece sembra essere titubante. Non si tratta di un periodo facile per Bruxelles, che quasi ogni giorno viene messa alla prova; anzi la mossa di Putin di spingere l’alleato leader bielorusso Lukashenko a creare una crisi migratoria lungo i confini polacchi non ha fatto altro che mostrare le numerose contraddizioni dell’UE.
Un altro motivo per cui una risposta europea tarda ad arrivare è quello legato alla dipendenza di numerosi Stati membri verso i gas naturali russi, e arrivare allo scontro con Mosca non sarebbe l’ideale. Si verrebbe nel caso a creare una crisi di approvvigionamento energetico, che non farebbe altro che creare nuovi problemi a Bruxelles, e che permetterebbe alla Russia di allungare i propri tentacoli in direzione Europa.
Un’invasione russa dell’Ucraina porterebbe a scenari sicuramente poco felici per tutte le parti in causa. Sembra che tutto dipenderà da Putin: vale la pen di rischiare una risposta occidentale (soprattutto americana) per allargare i propri confini e farsi ancora più spazio verso l’Europa? Il gioco vale la candela?