Quando una storia d’amore riesce a radunare pietre sparse
C’è un ragazzo, sulle coste della Puglia, che vive nella paura costante di farsi trascinare nella delinquenza locale e rivelarsi un violento, come suo padre. Accanto a lui c’è una ragazza che ogni giorno si scontra con i pregiudizi di paese e l’amara sensazione di non essere giusta per questo mondo. Cosa li tiene uniti? Una grande storia, una storia d’amore in grado alla fine di radunare quelle che sembrano solo pietre sparse.
Una storia d’amore per un romanzo d’esordio
Pietre sparse è il titolo del romanzo d’esordio di Chiara Fracasso, pubblicato da AUGH! Edizioni nella collana Frecce, nell’aprile del 2021. In meno di trecento pagine l’autrice racconta l’intricato rapporto tra Giuliana e Nicola che, nell’estate del 1989, appena adolescenti, iniziano a frequentarsi. I due giovani si attraggono l’un l’altra, ma dovranno vincere il loro intimo senso di inadeguatezza per potersi finalmente dichiarare.
Lo sfondo della loro storia è la costa salentina, dalla quale si possono scrutare le montagne dell’Albania. Su questo orizzonte, sempre irraggiungibile, saranno spesso puntati gli sguardi di Nicola e Giuliana. Le nuvole decideranno cosa mostrare ai due giovani, coprendo le vette o aprendo un panorama limpido. Il loro punto di osservazione preferito sarà quello del muretto a secco nel prato delle noci, vicino alla masseria, la casa di famiglia di Giuliana. Un luogo ricco di storia, nato da un’antica storia d’amore, quella dei bisnonni della ragazza.
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Due protagonisti diversi come pietre sparse
Ma Giuliana e Nicola sono due personaggi che vivono mondi diversi, seppur così vicini.
Lei, figlia di un medico e di un avvocato, è anche la nipote di un uomo saggio, che conosce bene la sua terra e che è stato in grado di curarla al meglio, mesciu Alfonso. Giuliana ama la letteratura, è affabile e gentile, ma preferisce la solitudine della sua grande casa, perché si sente terribilmente diversa dai coetanei.
L’autentica ragione che la porta a isolarsi è la sensazione di non essere adeguata. Infatti, a causa di una malformazione al braccio destro, è costantemente attanagliata da dolori fisici, che la feriscono al pari degli sguardi curiosi o sospetti dei compaesani e degli sconosciuti. Fin da piccola è costretta a subire interventi chirurgici, a nascondersi in maglie dalle maniche lunghe, a sopportare una sofferenza che solo Nicola sembra portare via.
Sarà lui a far scoprire a Giuliana che il mondo non aspetta altro che la sua intelligenza e la sua bontà. Sarà lui a prendersi cura di lei quando i dolori si faranno più intensi, cospargendo il suo braccio di un olio caldo, e amandola così com’è.
Tuttavia Nicola nasconde un retroscena familiare che vorrebbe solo dimenticare: nelle sue vene sente scorrere l’eredità violenta del padre. Il giovane è nato in una famiglia povera che non può permettersi lussi. La spada di Damocle della delinquenza lo segue ogni giorno. Orbita attorno alla sua adolescenza il rischio di cadere nella trappola della criminalità del paese.
Per lui sarà l’intervento di Giuliana e del saggio mesciu Alfonso la chiave per ribaltare la propria sorte.
I due protagonisti dunque appaiono tanto diversi quanto delle pietre lasciate a seguire il ritmo delle stagioni, con le piogge, il caldo torrido e il vento del nord a plasmarle. Ma proprio dalle loro caratteristiche uniche e peculiari, da queste pietre sparse, saranno in grado di costruire una storia d’amore.
Non solo una storia d’amore
La narrazione copre un arco temporale piuttosto ampio, nel corso del quale i due protagonisti hanno modo di crescere, terminare la scuola e decidere del proprio futuro. Grazie all’aiuto di mesciu Alfonso, Nicola sceglierà di lasciare il paese in cui è nato e cresciuto; invece Giuliana esprimerà la sua volonta di frequentare l’università.
In questo lasso di tempo emergono le personalità mature dei due giovani, che hanno dovuto imparare a cavarsela autonomamente in luoghi che non avevano mai visitato prima. Ciò darà loro modo di allontanarsi dalla realtà di provincia, che legava entrambi al chiacchiericcio dei compaesani, e riscoprire sé stessi. Per Nicola è finalmente l’occasione per smarcarsi dai suoi natali; per Giuliana è giunto il momento di sfidarsi e superare i suoi limiti fisici, acquisire la consapevolezza di poter essere autonoma.
Dunque il romanzo è tagliato in due parti dalla bisettrice di una storia d’amore: l’autrice non racconta solo di un rapporto di coppia, ma soprattutto della crescita personale, della formazione di due adolescenti che maturano grazie alle proprie scelte.
In un concentrato di difficoltà e paure, Giuliana e Nicola dovranno per prima cosa fare i conti con le proprie debolezze. Entrambi percepiscono i limiti che li portano a non dirsi mai pienamente la verità, fino a scontrarsi amaramente.
Solo quando si ritroveranno ad affrontare nuove avventure separati l’uno dall’altra saranno davvero in grado di superare le proprie paure.
In questo senso il paese dal quale provengono rappresenta il punto di incontro delle loro vite; invece i sentieri che percorrono lontano da casa rappresentano le scelte di Giuliana e Nicola come singoli individui, con le loro aspirazioni e i loro risultati.
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Radunare pietre sparse in una storia d’amore
Ciò che rende immersiva l’esperienza del lettore è lo stile della Fracasso.
Tutta la narrazione è pervasa dall’esperienza personale dell’autrice. Nelle espressioni più tipiche della parlata popolare, nella scelta di termini dialettali per riferirsi ad alcuni personaggi, nella caratterizzazione dei personaggi secondari. Ogni dettaglio è curato al fine di ricreare sulla pagina un quadro realistico della Puglia salentina.
E la descrizione dei luoghi e dei paesaggi certamente non fa eccezione, anzi. Il vento che soffia portando con sé la salsedine si può percepire attraverso la narrazione. Le descrizioni del prato delle noci o dello stradone, lungo il quale Nicola vive, lasciano trapelare un tenero desiderio di ricostruire minuziosamente un reale ricordo d’infanzia.
In conclusione, sono questi i luoghi entro i quali la narrazione si sviluppa più repentinamente, anche con drastici colpi di scena e più volte lungo tutto il romanzo. Primo tra tutti proprio il prato delle noci: un luogo antico e magico, romantico e denso di creatività. Un giardino protetto da un muretto a secco, oltre il quale si possono ammirare montagne lontane.
«Certo che siamo diversi, due individui uguali non li troverai mai, le persone sono come le pietre di quei muretti a secco: non ce n’è una identica all’altra eppure quei muri stanno in piedi da secoli mentre quelli costruiti con i blocchi di cemento tutti della stessa misura vengono giù alla prima tromba d’aria. È come se le caratteristiche uniche di ogni singola pietra si incastrassero in modo perfetto con quelle delle altre, ogni dimensione distorta le aiuta a sostenersi a vicenda e, grazie a quelle differenze e imperfezioni, riescono a resistere alla forza del vento o della pioggia».
Ben scritto.
Brava.