Il calciomercato è finito: cosa manca alle big?

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Nella serata di martedì 31 agosto si è conclusa una particolare sessione di calciomercato, senza grandi colpi in entrata e con molte cessioni da capogiro. Da questa calda estate la Serie A ne esce sicuramente indebolita sul piano tecnico a causa delle partenze di Cristiano Ronaldo, Romelu Lukaku, Achraf Hakimi, Gianluigi Donnarumma e Cristian Romero su tutti. Da un dato proposto dal blog Mondo Calcistico, che ha utilizzato i dati Transfermarkt, gli acquisti della Serie A sono diminuiti di circa il 32%, a fronte di un -7% della Premier League. Insomma, la crisi economica generata dalla pandemia si è fatta sentire, e molto, sulle casse dei club. Hanno dovuto optare per giocatori dal sicuro rendimento ma magari non dal blasone così importante.

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Nell’ultima settimana si è parlato molto dei nuovi assetti tecnici e tattici delle squadre italiane con i nuovi innesti. In questo articolo, invece, analizzeremo cosa manca alle big del campionato e quali saranno i punti deboli più problematici sui quali lavorare. Nota di metodo: con “big” intenderemo le prime sette classificate della scorsa Serie A, nonché le compagini qualificate nelle tre competizioni europee.

L’Inter di Inzaghi e del post Lukaku

I problemi economici della proprietà cinese erano noti a tutti, in particolare ai tifosi nerazzurri. Dopo l’euforia per lo scudetto, si sono trovati ad affrontare l’estate consapevoli di una parziale austerity sul mercato, resa ancora più spiacevole dalle partenze di Hakimi e Lukaku (con annesso post di addio di dubbio gusto). Nonostante il primo tempo confuso contro l’Hellas alla seconda giornata, l’Inter è arrivata alla sosta a punteggio pieno senza faticare eccessivamente e mettendo in luce una brillantezza degna di nota. Il merito di Inzaghi, fino ad ora, è quello di aver mantenuto il grosso dell’undici che ha trionfato solo pochi mesi fa. Senza rivoluzioni o sofismi tattici e soprattutto senza voler plasmare l’Inter a immagine e somiglianza della sua Lazio.

Gli arrivi di Dzeko, Calhanoglu, Dumfries e Correa, a fronte di una spesa complessiva contenuta, rappresentano una vera e propria meraviglia della dirigenza nerazzurra che, con questi nomi, ha fornito al fratello di Filippo più soluzioni di gioco. Tuttavia, è giusto osservare che i campioni d’Italia qualche lacuna, almeno sulla carta, ce l’hanno. Quella che appare più evidente è la qualità sulle fasce: nonostante l’arrivo di Dumfries che, nell’immaginario nerazzurro, dovrebbe diventare il titolare della corsia di destra, attualmente l’Inter sta impiegando Darmian e Perisic, due giocatori che per motivi diversi appaiono come i punti deboli dell’undici. L’italiano ex Manchester United è un giocatore intelligente e concreto che però difficilmente fa la differenza sul lungo periodo, mentre il croato è l’esatto opposto, ossia un talento in grado di spaccare in due la partita ma caratterizzato da una scarsissima costanza.

Inoltre, anche il reparto offensivo potrebbe trovarsi di fronte a qualche problema con il passare delle settimane. In rosa l’Inter ha quattro attaccanti, compreso l’infortunato Sanchez, che per caratteristiche non sono in grado di fare il numero nove (pur essendo sulle spalle di Dzeko). Il bosniaco nelle ultime stagioni è stato un vero leader e regista offensivo alla Roma. Si è pero spesso trovato a manovrare l’azione molto lontano dalla porta, e infatti le mappe di calore mostrano come il nativo di Sarajevo sia l’esatto opposto della punta da area di rigore e le recenti statistiche sui gol lo dimostrano. Giocare senza punti di riferimento e con attaccanti mobili come Lautaro Martinez e “il Tucu” Correa potrà essere un’arma per Inzaghi, ma nelle partite chiuse da decidere a suon di lanci lunghi e preghiere questa mancanza potrebbe risultare importante.

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Edin Dzeko, nuovo acquisto dell’Inter. Foto: Wikimedia Commons.

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Il Diavolo rossonero e l’essenza del gruppo

Dopo il ritorno in Champions League ottenuto all’ultima giornata con la vittoria sull’Atalanta, il Milan si è mosso molto in questa sessione di calciomercato per dare a Pioli la possibilità di ripetersi e magari di migliorare il risultato della passata stagione. In queste prime battute di campionato è apparsa una delle squadre più interessanti e divertenti, assieme alle due romane, grazie anche all’apporto dei nuovi arrivi e dei confermati.

L’addio di Calhanoglu non ha turbato particolarmente le vacanze dei tifosi, mentre non si può dire lo stesso per quello di Donnarumma. Il portiere campione d’Europa è approdato in Francia facendo il percorso inverso del suo sostituto, Mike Maignan, il nuovo estremo difensore rossonero che è già diventato l’idolo della curva sud. Per consolidare il reparto arretrato del Milan è stato riscattato Fikayo Tomori, la vera grande spesa di questa sessione di calciomercato, che sarà chiamato a confermare l’ottimo girone di ritorno fatto nello scorso campionato al fianco di Simon Kjaer.

A completare la linea sono arrivati anche Ballo-Touré e Florenzi, con quest’ultimo che darà la possibilità a Pioli di avere più alternative, sia di uomini che di modulo. Con una rosa a pieno regime il Milan dovrebbe confermare il 4-2-3-1, ma con l’arrivo di Florenzi, la presenza in panchina di Romagnoli e la duttilità di modulo di Calabria, non ci si dovrà stupire di vedere una linea a tre in determinate occasioni.

Se la difesa rossonera ormai rappresenta il punto forte del Diavolo, dal centrocampo in su i problemi potrebbero essere molteplici. Con Kessié ancora fuori dai giochi e dal futuro a dir poco incerto, e Bennacer ben lontano dalla miglior condizione di forma, le chiavi del centrocampo sono state affidate a Sandro Tonali, reduce da una prima annata sottotono e chiamato a rilanciarsi dopo il riscatto, e Rade Krunic. All’inizio del calciomercato il bosniaco sembrava uno dei sicuri partenti e invece si è guadagnato la fiducia di Pioli che, tra l’altro, sembra avere un’ottima considerazione dell’ex Empoli. Inoltre, in inverno ci sarà la Coppa d’Africa che terrà i due titolari lontani da Milano per un po’, quindi la coppia Tonali-Krunic è destinata a rivedersi, nonostante il ritorno a Milano di Tiémoué Bakayoko.

Il punto debole del Milan, nonostante l’avvio incoraggiante, rischia di essere invece il reparto offensivo, e in particolare i tre dietro la punta. A sinistra si rivedrà per l’ennesima stagione il ballottaggio tra Leao e Rebić, due giocatori che in termini di talento non si discutono ma che non hanno mai fornito costanza lungo l’intera stagione (in particolare il portoghese). Nelle attuali gerarchie Leao sembra leggermente avanti ma il classe 1999 dovrà necessariamente porre rimedio alla sua scarsa vena realizzativa che, in virtù della composizione offensiva del Milan, non potrà essere tollerata: è la sua ultima chance in rossonero.

Dal versante opposto invece il titolare resta Saelemaekers, vero equilibratore del reparto offensivo ma che apporta un contributo quasi nullo in termini di reti. Sulla fascia destra i rossoneri non abbondano di certo visto che dietro al belga nelle gerarchie ci sono Castillejo e Florenzi: insomma, non delle macchine da gol. Anche per questi motivi non va sottovalutato un progressivo cambio di modulo.

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Olivier Giroud, nuovo acquisto del Milan. Foto: Wikimedia Commons.

L’Atalanta cambia poco e quindi deve fare paura

La sessione di calciomercato della Dea è stata abbastanza movimentata per quanto riguarda i rumors ma alla resa dei conti è successo poco. Due degli attaccanti che hanno reso grande la compagine di Bergamo sono stati per settimane accostati ad altre squadre, prima Ilicic al Milan e poi Zapata all’Inter come sostituto di Lukaku. Alla fine entrambi sono rimasti alla corte di Gasperini e con Muriel daranno vita a uno degli attacchi più prolifici e talentosi d’Europa.

I veri cambiamenti si sono verificati nel reparto difensivo, con la partenza di Gollini in direzione Tottenham e l’arrivo di Musso come nuovo portiere titolare. Di notevole importanza è stata anche la perdita di Romero, il miglior difensore della scorsa Serie A, anch’egli approdato agli Spurs, che è stato sostituito da Demiral. Il turco classe 1998 è ormai da qualche anno un giocatore di alto livello ma non ha mai fatto quel salto di qualità che tutti si aspettavano. È senza dubbio un difensore dal talento cristallino ma pecca un po’ di testa e di costanza: la cura Gasperini potrà farlo diventare definitivamente un top player?

A differenze delle due milanesi, il punto debole della Dea non è tanto attribuibile a determinati uomini o a un reparto specifico, bensì è più imputabile al gioco. Nelle prime due giornate l’Atalanta è apparsa una lontana parente di quella delle ultime stagioni, lenta nella manovra e non in grado di creare molti pensieri alle retroguardie avversarie. Ormai non è più una sorpresa per il nostro campionato, e di conseguenza le squadre si sono adoperate per affrontare al meglio i nerazzurri, cercando in tutti i modi di rallentare l’azione per poi affievolire la potenza di fuoco degli attaccanti.

Gli uomini per risolvere la partita in mezzo al campo ce li ha, da Malinovskyi a Pessina, ma il compito principale di Gasperini sarà quello di studiare schemi tattici alternativi per fare esprimere al meglio le qualità dei suoi, cosa che in queste prime battute di Serie A non è riuscito a fare.

La Juventus ora è libera di crescere

Tra le tante notizie che hanno lasciato di stucco l’intero mondo del pallone, una delle più importanti è stata quella dell’addio di Cristiano Ronaldo alla Juve con direzione Manchester, sponda United. La bomba di calciomercato è stata tanto rumorosa quanto veloce, considerando che dal momento in cui il cinque volte Pallone d’oro ha manifestato la sua volontà di non vestire più la maglia bianconera e il comunicato della sua cessione sono passati appena due giorni. La panchina di Udine aveva fatto presagire a un malcontento diffuso che però stava per svanire nel nulla con quel gol risolutore nei minuti di recupero, annullato poi dal VAR per un fuorigioco millimetrico.

In ogni caso, le strade di CR7 e della squadra più vincente d’Italia si sono separate, e a quanto pare sono tutti contenti così. Se sul piano realizzativo i gol garantiti da Ronaldo si faranno sentire, senza il portoghese la Juve sarà libera di costruire il gioco migliore per le sue caratteristiche e per i valori della rosa, senza snaturarsi e orbitare necessariamente attorno a un solo uomo.

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Sul mercato la vecchia Signora non ha fatto molto né prima né dopo la partenza del portoghese. Ha messo a segno un ottimo colpo in prospettiva con l’acquisto di Manuel Locatelli, fortemente voluto dai bianconeri, che dovrà dimostrare di essere all’altezza dell’investimento fatto, e ha riportato a Torino Moise Kean. L’inizio di campionato è stato tutt’altro che entusiasmante, con il pareggio di Udine dopo un primo tempo dominato in lungo e in largo e con la sconfitta interna ai danni dell’Empoli, in una partita gestita male sotto ogni punto di vista.

Con il ritorno di Max Allegri sulla panchina bianconera sembra esserci stata anche una parziale investitura su Paulo Dybala come leader tecnico della squadra. L’argentino da qualche stagione non è più il fuoriclasse che per molto tempo è stato considerato nel novero dell’élite del calcio mondiale e soprattutto la sua collocazione in campo sembra sempre più un problema per i suoi allenatori. Il talento non si discute, ma sarà davvero Dybala l’uomo su cui ricostruire la Juve del dopo CR7?

Sulla carta i bianconeri hanno tutte le carte in regola per competere per lo scudetto e in termini di profondità di rosa non si discutono, resta invece da capire come vorrà strutturare l’undici il tecnico toscano. La prestazione con l’Empoli ha visto una serie di stravolgimenti tattici di difficile gestione anche per un mago come Allegri. In questi due anni il calcio è cambiato e dovrà necessariamente farlo anche il sei volte campione d’Italia. Per questi motivi, il giudizio sulla Juve resta in stand-by.

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Giorgio Chiellini, capitano della Juventus. Foto: Flickr.

Il Napoli riparte da Luciano Spalletti

Dopo la tragica serata del 23 maggio che ha visto i partenopei farsi sfumare la qualificazione alla massima competizione europea a seguito del pareggio per uno a uno con l’Hellas, il Napoli ha deciso di cambiare guida tecnica e ripartire con una marcia diversa, ma con un organico quasi identico a quello dello scorso campionato. Il mercato è stato all’insegna dell’austerità, sia sul piano economico sia in termini numerici con soli due innesti (senza considerare i rientri dai prestiti). A tenere banco è stata per molte settimane la situazione contrattuale di Lorenzo Insigne, finito anche in orbita Inter, che fa preoccupare, e non poco, i tifosi.

Per quanto riguarda il gioco, nelle prime due giornate il Napoli non ha impressionato, ma vanno considerate le importanti assenze di Zielinski e Demme a centrocampo, oltre al forfait per squalifica contro il Genoa di Osimhen. Una delle chiavi della stagione azzurra sarà la costanza dei suoi big a centrocampo, Zielinksi e Fabian Ruiz, che non sempre hanno mantenuto alto il livello durante tutto il campionato. L’arrivo di André Anguissa in prestito dal Fulham garantirà di certo forza fisica e grandi capacità di interdizione in mediana, offrendo a Spalletti la possibilità di gestire al meglio un reparto ricco.

La Lazio e il 4-3-3 “sarriano”

Se c’è una squadra che in fase offensiva ha impressionato tutti in questo avvio non può che essere la nuova Lazio guidata da Maurizio Sarri. Nonostante i due avvii shock contro Spezia e Empoli che hanno visto i biancocelesti andare sotto nel punteggio dopo pochissimi minuti, l’undici di Sarri è andato sul velluto, mettendo in mostra una qualità di manovra impressionante e il solito attacco prolifico trainato da Ciro Immobile. Dopo molti anni di 3-5-2 la Lazio ha cambiato modulo e ora, con gli arrivi di Felipe Anderson e di Pedro, il 4-3-3 marchio di fabbrica del tecnico toscano sembra tagliato su misura per la compagine romana.

Cosa manca alla Lazio per essere competitiva sul lungo periodo? La profondità di rosa. Storicamente la dirigenza laziale non è nota per fare spese folli sul mercato, cercando piuttosto nomi poco noti o possibili sorprese, ma quest’anno Tare e compagnia hanno messo a segno degli ottimi colpi, funzionali al gioco di Sarri, come Hysaj e Zaccagni (last minute). Qualche problema resta a centrocampo e in difesa, dove i ricambi non garantiscono il livello dei titolari.

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Ciro Immobile, attaccante della Lazio. Foto: Wikimedia Commons.

I giallorossi e il nuovo numero nove

Dopo anni turbolenti, la Roma sembra essere tornata con forza nel novero delle big d’Italia. La nuova gestione Friedkin ha senza dubbio iniziato con il piede giusto. Le difficoltà sul mercato erano molteplici perché la squadra andava sistemata in entrata. Allo stesso tempo erano necessarie tante cessioni per snellire una rosa piena di esuberi. L’arrivo di Mourinho ha ridato grinta alla piazza e senso di appartenenza, che per i giallorossi rappresentano uno dei punti chiave per il successo.

Da sottolineare anche l’importante investimento fatto dalla proprietà su un talento come Tammy Abraham, giocatore che si sta dimostrando di assoluto valore. Visto il periodo e le difficoltà economiche diffuse, uno sforzo così importante ha rappresentato quasi un unicum in Italia. Per rendere ancora più competitiva la Roma sono stati necessari gli acquisti di Shomurodov e Viña. Ma soprattutto l’avvicendamento in porta con l’arrivo di un estremo difensore esperto come Rui Patricio che finalmente dovrebbe mettere fine all’agonia dei giallorossi tra i pali. Cosa potrà ostacolare il cammino della Roma? Le vertigini da alta classifica e la pressione che solo la piazza giallorossa sa imprimere ai suoi giocatori. Ma lo Special One è arrivato proprio per questi motivi.

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Tammy Abraham, nuovo attaccante della Roma. Foto: Wikimedia Commons
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Federico Smania

Sono nato a Padova nel '95, città nella quale mi sono laureato in Comunicazione con una tesi sul terrorismo italiano visto dalla stampa francese. Attualmente studio sociologia all'Università di Milano-Bicocca. Scrivo male di politica ma non riesco a farne a meno, con lo sport invece do più senso alla mia collaborazione con theWise.