Un altro governo è possibile
Tanto Rousseau che piovve
Per i grillini sembra ormai un lontano ricordo il 32% delle elezioni politiche del 2018. L’anno di governo con la Lega e l’attuale coalizione giallorossa con Partito Democratico, Liberi e Uguali e Italia Viva hanno più che dimezzato i consensi del movimento politico, contaminatosi con l’esperienza nelle istituzioni. La parte movimentista ha ceduto ormai il passo a una componente responsabile e politica: ne sono un esempio la caduta di pilastri del non-statuto come il limite al doppio mandato.
Le tornate elettorali degli ultimi due anni, per giunta, hanno fiaccato la popolarità dei fu antisistema: l’insuccesso alle europee e i flop nelle elezioni locali e regionali del 2020 hanno certificato un profondo smarrimento. Luigi Di Maio, oggi Ministro degli Esteri, si è dimesso da capo politico per dare una scossa, lasciando al senatore Vito Crimi il compito, almeno in apparenza, di guidare un partito in crisi di identità e risultati.
Molti parlamentari a cinque stelle, fiutando il clima, hanno abbandonato la nave che affonda, passando o al Gruppo Misto o ad altri partiti col vento in poppa. La figura di Davide Casaleggio, leader ombra del movimento e titolare della piattaforma che ne ospita gli iscritti (Rousseau), è in forte discussione. L’ex parlamentare Alessandro Di Battista, a capo dei più radicali, sembra preparare l’assalto alla leadership. Anche Roberto Fico, una volta sceso dalla poltrona di Presidente della Camera, potrebbe entrare nella corsa alla segreteria. Una cosa è certa: nel mare in tempesta, il faro era e resta Giuseppe Conte.
Ex amici in crisi
Non solo il Movimento, però, è vittima delle sue scelte. Anche Matteo Salvini, segretario della Lega, ha pagato a caro prezzo lo strappo “balneare” dello scorso anno. Da via Bellerio si scommetteva forte sul ribaltone, sulle elezioni anticipate. L’idea non era da scartare, ma l’imprevedibile alleanza fra PD e 5 Stelle da una parte, e la pandemia dall’altra, hanno rovinato i piani dell’ex Ministro degli Interni.
Da un ruolo di governo dominante, pur con solo il 17% dei consensi, l’esperienza gialloverde aveva portato la Lega oltre il 30% (almeno secondo i sondaggi) invertendo i rapporti di forza nell’esecutivo. Con il passaggio all’opposizione e la crisi legata al Covid-19, la Lega ha registrato un calo di circa dieci punti percentuali, secondo la media delle rilevazioni. A beneficiarne, Giorgia Meloni, che grazie a una efficace strategia di comunicazione sta gradualmente chiudendo la forbice con l’alleato-avversario.
Grazie anche al voto “responsabile” a sostegno dell’europeismo del governo, la pur derelitta Forza Italia sembra aver mosso le acque dell’opposizione. Silvio Berlusconi, dopo mesi di anonime comparsate e la lotta (vinta) contro il coronavirus, ha cercato di guadagnarne in credibilità. Oggi, come in passato, la regia occulta è del fidato consigliere Gianni Letta. Molte fonti lo indicano al lavoro per un ribaltamento del governo Conte II, d’intesa con lo scontento Renzi. Ipotesi ardua, ma non impossibile.
Cosa aspettarci dall’anno che verrà
Il 2021 apre nuovi scenari. Il più probabile è il mantenimento dello status quo, con PD e M5S confermati attori chiave, LeU ancora relegato a un ruolo da comprimario e IV oscillante fra il sostegno e il pungolo. Un altro, meno probabile, richiederebbe l’apertura di una crisi di governo. Difficile in tempi normali, ancor più in piena pandemia.
Dovesse però accadere, a Palazzo Chigi potrebbe finire un personaggio vicino al centro-destra, con Italia Viva e molti parlamentari del gruppo misto a comporre una nuova (e risicata) maggioranza. In questa direzione vanno le voci di contatti fra Letta senior e il segretario di Italia Viva. Oppure un governo tecnico, o di solidarietà nazionale, presieduto dall’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, auspicato da forze minoritarie come +Europa e Azione. Lo chiedono a gran voce i tweet di Carlo Calenda, lo sussurrano gli indipendenti dagli scranni del Parlamento. L’ipotesi stuzzica anche gli amanti dei burocrati, le vedove dell’ex Presidente del Consiglio Mario Monti e i centristi. La speranza è flebile, ma c’è.
Dopo il cenone (contingentato) di Capodanno, dovremo aspettarci un Conte-ter? Arriverà Draghi? O la Befana ci porterà un sorprendente governo Tajani? Ogni ipotesi è in piedi. Saranno decisivi il confronto interno alla maggioranza e le chiacchiere negli angoli morti di Montecitorio. Il confine fra politica e fantapolitica è labile, vero. Ma siamo nella Terza Repubblica, dove i colpi di scena sono abitudine. Un po’ come nella Prima, ma con Instagram e le paillettes.