Stagione NBA 2019/2020: vincitori e vinti

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Con la vittoria in gara 6 contro i Miami Heat, i Lakers hanno riportato il titolo NBA a Los Angeles dopo dieci anni, e hanno concluso ufficialmente la stagione NBA più lunga di sempre. Questa stagione ha regalato sicuramente molte emozioni, con un underdog come Miami alle Finals, l’arrivo del tanto atteso Zion Williamson e la grande impresa organizzativa che è riuscita a creare la bolla di Orlando dove, in più di cento giorni, non è stato riscontrato un singolo caso di Covid-19 tra i giocatori. Come tutti gli anni, però, anche questa stagione ha regalato dolori oltre che gioie, e si possono decretare dei vincitori e dei vinti basandosi sulle prestazioni e sulle aspettative di inizio stagione.

Vinti

I Milwaukee Bucks

Tra le grandi delusioni di questa stagione ci sono sicuramente i Milwaukee Bucks. Dopo una regular season in cui hanno registrato il miglior record della lega e in cui la loro star, Antetokounmpo, ha vinto sia il premio MVP che quello di difensore dell’anno (DPOY), i Bucks si sono sciolti come neve al sole durante i Playoffsdove non sono nemmeno riusciti ad arrivare in finale di conference. La serie contro i Miami Heat ha dimostrato come un’attenta difesa incentrata a instasare l’area riesca a fermare anche the Greek Freak, e come il resto della squadra non sia pronto per salire in cattedra nel caso la difesa annulli le doti di Antetokunmpo.

Nonostante siano buoni giocatori di ruolo, Middleton e Bledsoe non sono delle star. Per arrivare fino in fondo i Bucks hanno bisogno di un secondo violino che possa sopperire alle (poche) mancanze di Giannis ed essere un buon realizzatore quando necessario. Il futuro però non è certo roseo: con il contratto del greco in scadenza la prossima estate, la squadra di Milwaukee dovrà correre ai ripari e rinforzare l’organico per poter ambire al titolo e cercare di convincere Antetokounmpo a rinnovare il contratto.

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I Los Angeles Clippers

I Clippers sono senza dubbio gli altri grandi sconfitti di questa stagione. Dopo la grande campagna acquisti della passata off-season, la squadra di Los Angeles era sicuramente favoritissima al titolo, con l’arrivo di Kawhi Leonard fresco di Finals MVP e titolo a Toronto e un Paul George che sembrava essere tornato ai tempi pre-infortunio di Indiana. Proprio per arrivare a George, la dirigenza Clippers aveva scambiato con i Thunder ben cinque scelte al primo turno, più Gallinari e Gilgeous-Alexander in una trade molto sbilanciata che ha portato ulteriore pressione alla squadra di Los Angeles.

Se durante la regular season i Clippers non avevano certo brillato, si poteva attribuire la colpa delle scarse prestazioni a infortuni e ad uno spinto load management che ha portato le due star a giocare insieme solo un terzo delle partite. Ai Playoffs invece, non ci sono state scuse per i losangelini, che, come i Bucks, non sono nemmeno riusciti ad arrivare in finale di conference. In particolare, Paul George è apparso sotto tono soprattutto durante il primo turno contro Dallas, e nella partita decisiva contro i Nuggets al secondo turno (dieci punti frutto di un 25% da due e 18% da tre in gara 7). Entrambe le star hanno una player option alla fine della prossima stagione (decideranno loro se prolungare il contratto per un ulteriore anno o se diventare unrestricted free agent), per cui i Clippers dovranno cercare di convincere entrambi a restare provando a migliorare il proprio organico e mettere George in condizione di giocare al meglio delle sue capacità.

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Vincitori

I Los Angeles Lakers

Senza ombra di dubbio i Los Angeles Lakers sono vincitori (anche morali) di questa stagione. La squadra allenata da Vogel veniva da una scorsa annata in cui non era nemmeno riuscita a qualificarsi ai Playoffs, ma l’arrivo di Anthony Davis e altri importanti innesti, unito a un James per l’ennesima volta in missione, è stato sufficiente a portare i giallo-viola sul gradino più alto del podio. Un titolo importante per Los Angeles, vinto nell’anno della scomparsa di Kobe, e che permette ai losangelini di agganciare i Boston Celtics per numero totale di titoli.

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Con quello di quest’anno, LeBron James arriva a quattro anelli e quattro titoli di Finals MVP, tacciando molti hater e dimostrando di poter essere dominante a quasi 36 anni. D’altro canto anche Anthony Davis è protagonista assoluto e gran parte del merito va anche a lui che è riuscito ad adattarsi a un sistema con tanta qualità, ma completamente diverso da quello dei Pelicans. È anche il titolo della redenzione per Rajan Rondo (protagonista assoluto in gara 6) e soprattutto Dwight Howard, che è riuscito a rimettersi in forma e portare tanta energia con umiltà dalla panchina dopo essere stato etichettato come soft per molti anni. Un titolo speciale insomma per i Lakers, che nella prossima stagione proveranno a fare il bis con un organico probabilmente simile a quello visto quest’anno.

I Miami Heat

Un po’ a sorpresa tra i vincitori di quest’anno, c’è proprio la squadra che ha appena perso le Finals: i Miami Heat. Se fermarsi ad un passo dal traguardo fa sicuramente male, si può recriminare pochissimo a questa squadra che con un organico certamente non creato per vincere, è riuscita ad arrivare in finale eliminando i favoriti Bucks e i solidi Celtics (oltre che ai meno temibili Pacers) e riuscendo comunque a portare a casa due partite contro i Lakers. Spoelstra è riuscito ancora una volta a dimostrare il suo valore come head coach valorizzando i giocatori a sua disposizione e creando una squadra forte in campo come nello spogliatoio.

Finalmente anche Jimmy Butler è riuscito a coinvolgere i compagni e metterli in posizione di rendere al meglio possibile togliendosi di dosso l’etichetta di “spacca spogliatoio” e allo stesso tempo mantenendo prestazioni da all-star. Se sembra improbabile che Miami cerchi l’assalto al titolo la prossima stagione, è anche vero che con qualche rinforzo e un po’ di fortuna in più, la squadra della Florida potrebbe sorprendere anche il prossimo anno.

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… e Adam Silver

Il vincitore più grande di questa stagione è però sicuramente Adam Silver, che è riuscito a concludere una stagione che non sembrava avere nessuna speranza dopo la crisi pandemica mondiale. L’NBA ha dimostrato grande creatività nell’organizzazione della bolla di Orlando, ma ha anche preso un grosso rischio che è stato ripagato con successo dopo la conferma che nessuno dei giocatori presenti a Disney World ha contratto il coronavirus Covid-19.

Oltre il problema legato alla pandemia, i dirigenti della lega hanno dovuto avere a che fare con le proteste del movimento BLM che hanno messo a rischio l’intera organizzazione. Anche in questo caso Silver e la sua squadra sono riusciti a mediare con i giocatori che minacciavano il boicottaggio. Ne sono venuti fuori con diverse iniziative per aiutare la popolazione afroamericana che hanno convinto i giocatori a ritornare in campo. Tutto questo, unito a dei Playoffs agguerriti e pieni di sorprese come non se ne vedevano da anni, ha portato la lega americana ad un aumento di popolarità anche a livello internazionale, che non potrà che giovare in futuro.ù

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Anche questa strana stagione NBA è arrivata al termine. Una stagione piena di emozioni forti, sia positive (l’arrivo del tanto atteso Zion, il ritorno del titolo a Los Angeles) che negative (l’addio a Kobe su tutte). Come era accaduto alla fine dell’anno scorso, non sembra esserci una certezza su chi comanderà in campo nel 2021 e la lotta per il titolo sembra più agguerrita che mai. Sicuramente ci sarà da divertirsi.

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Marco Baccega

Nato e cresciuto in provincia di Treviso, vivo ormai da 3 anni ad Eindhoven, nel sud dei Paesi Bassi. Dopo la maturità tecnica, ho deciso di intraprendere la strada dell'università a Padova, dove ho conseguito la laurea triennale in Ingegneria dell'Energia. Ho poi continuato la mia formazione nel paese dei tulipani, dove mi sono laureato in Sustainable Energy Technology, costruendo la mia passione per la sostenibilità ambientale e l'uso di tecnologie per lo sviluppo globale, che sto portando avanti ormai da un anno lavorando per Tesla. Da sempre sono appassionato di basket, sport che ho praticato fin da piccolo (anche se con scarsi risultati), della cultura pop-punk degli anni a cavallo del Duemila, e di cucina.