Cosa è successo ai Bucks nei playoff?

Bucks
Bucks at Wizards 1/15/18
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Il primo turno di playoff NBA normalmente si divide tra serie molto combattute e sweep che non lasciano alcun dubbio su quale delle due squadre meriti passare al secondo turno. La logica, e i risultati storici, suggeriscono che le serie tra la prima e ultima qualificata in ogni conference rientrino nel secondo gruppo. Durante il primo turno di quest’anno invece, entrambe le ottave qualificate hanno vinto la prima partita della serie (era accaduto una sola altra volta, nel 2003), di fatto eliminando l’incubo sweep e mettendo pressione, soprattutto a livello psicologico, ai top seed delle due conference. Anche se sia i Lakers che i Bucks sono poi riusciti a portare a casa la serie per quattro a uno, per la squadra di Milwaukee quella partita è stata lo spartiacque tra una Regular Season da rullocompressori e dei Playoff dove la squadra guidata da Antetokounmpo non ha mai convinto, andandosi poi a fermare contro Miami.

Primo turno

A dover di cronaca anche prima dell’inizio ufficiale dei Playoff, i Bucks avevano dimostrato di non aver giovato della sospensione della Regular Season dopo aver perso cinque delle otto partite disputate nella bolla di Orlando. D’altro canto una leggera flessione era comunque prevedibile visto i cinque mesi di pausa e la particolarità della stagione in corso, che li ha visti arrivare a Disney World come la squadra da battere. Si era inoltre visto un insolito nervosismo nella star della squadra, The Greak Freak che era stato sospeso per l’ultima partita pre Playoff a causa di una testata rifilata a Wagner nella partita contro Washington.

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Ciononostante la squadra del Wisconsin era comunque arrivata ottimista alla serie contro i Magic forti anche del fatto che agli ultimi mancassero Carter-Williams e soprattutto Aron Gordon. La prima partita però, come detto sopra, non va nel verso giusto, con i Magic che grazie ad un Vucevic da 35 punti (record ai Playoff in carriera) e 14 rimbalzi riescono a portare a casa il risultato. Nel primo match, i Bucks hanno particolarmente sofferto la difesa attenta dei Magic che sono riusciti ad intasare l’area e togliere l’arma migliore ad Antetokounmpo che, nonostante abbia messo a referto una prestazione da 31 punti e 17 rimbalzi, non è riuscito a trovare il canestro negli ultimi 11 minuti di gioco.

I Bucks lasciano il campo prima di gara 5 in protesta all’uccisione di Jacob Blake da parte di un poliziotto.

Dopo la sconfitta nella prima gara della serie però, Milwaukee è riuscita a tornare in carreggiata vincendo le successive quattro partite ed eliminando i Magic. Durante la striscia vincente, i Bucks sono riusciti in particolare a limitare l’attacco dei Magic che non sono riusciti a ripetere il capolavoro difensivo della prima partita. Inoltre, in aggiunta a delle grandi prestazioni di The Greak Freak, che ha finito la serie con una media di oltre 30 punti e 16 rimbalzi, l’attacco di Milwaukee ha ripreso a funzionare con Lopez e Middleton che sono riusciti a trovare il fondo della retina con più continuità, allargando il campo ed allentando quindi la pressione su Antetokounmpo.

Secondo turno

Al secondo turno però contro la squadra del MVP in carica non ci sono i Magic, ma una gruppo pieno di talento e molto più organizzato come i Miami Heat, che vengono da uno sweep rifilato al primo turno ai Pacers. La serie inizia subito in salita per i Bucks che, dopo un gran primo quarto da 40 punti, si scontrano contro la difesa testarda di Miami e segnando solo 63 nei restanti tre quarti. Influisce sicuramente la pessima prestazione di Antetokounmpo ai tiri liberi, che colleziona un misero 33% dalla linea della carità, arrivando a fine partita a solo 18 punti, poco più di metà di quanto avesse segnato in media nella prima serie di playoff. E se da un lato c’è stata una partita difficile per l’MVP in carica, Jimmy Butler ha sicuramente portato a casa il risultato per Miami con 40 punti. Ciò che impressiona è che Butler riesca dominare nel pitturato contro la difesa dei Bucks, che è stata di gran lunga la migliore della Regular Season, soprattutto all’interno dell’area e che in gara 1 soffre proprio in quella parte del campo.

La difesa di Miami contro Antetokounmpo in gara 1.

Per questo motivo, a gara 2 i Bucks arrivano con un piano difensivo diverso: cercare di mandare Butler a sinistra (dove rende sicuramente meno) e intasare ancora di più il pitturato, per non farsi sorprendere come nella prima partita. Ciononostante, Miami si adatta bene anche a questo cambio strategico, con Butler e Adebayo che si prendono meno tiri (dato la loro propensione a tirare da dentro l’area) e i tiratori degli Heat che si esaltano, con Herro, Dragic e Crowder che infiammano la retina da dietro l’arco dei tre punti. A fine partita ben sette giocatori di Miami concludono in doppia cifra, anche se i tiri liberi che decretano la vittoria degli Heat arrivano ancora una volta dalle mani di Butler, che dopo un paio di giocate quasi incoscienti nel finale di gara, si redime sigillando la vittoria per Miami.

Nella successiva partita il gioco dei Bucks sembra cominciare a scalfire la difesa di Miami, con la squadra di Milwaukee che riesce a trovare con più continuità il fondo della retina e fa vedere un gioco più fluido. Durante il finale di terzo quarto, i Bucks guidati da Lopez e Hill firmano un parziale di 21 a 6 di fatto entrando comodamente nell’ultimo quarto di gara con 12 punti di vantaggio. Nell’ultimo parziale però la situazione si rovescia, con l’attacco dei Bucks che va completamente in tilt (solo un punto, dalla lunetta, segnato negli ultimi quattro minuti di gara) e quello di Miami che non si ferma più. Ancora una volta Jimmy Butler sale in cattedra con 17 punti nell’ultima frazione di gioco (più di tutti i Bucks combinati) e un coinvolgimento della squadra senza precedenti. A fine partita il punteggio segna 115-100 in favore di Miami con un parziale nell’ultimo quarto di 40-13, la differenza più alta di sempre in un quarto quarto di playoff.

Leggi anche: i Miami heat sono stati una sorpresa anche durante la Regular Season.

All’elimination game i Bucks arrivano con la loro star a mezzo servizio per una distorsione alla caviglia subita in gara 3; nonostante questo, Antetokounmpo stringe i denti e inizia la partita attaccando aggressivamente il ferro e segnando ben 19 punti in 11 minuti. Purtroppo la caviglia cede definitivamente e la squadra di Milwaukee si ritrova senza il proprio giocatore migliore ad un passo dall’eliminazione. Sale però in cattedra Middleton che si carica la squadra sulle spalle e se ne esce con una gran prestazione da 36 punti forzando un tempo supplementare e punendo Miami che gioca una partita poco aggressiva e lascia ai Bucks la possibilità di salvare almeno la faccia ed evitare lo sweep. In gara 5 Antetokounmpo non entra nemmeno in campo e Miami capitalizza vincendo la serie anche se dopo aver sofferto più del previsto  durante la prima frazione di gara.

Per il secondo anno consecutivo, i Milwaukee Bucks arrivano ai Playoff con il miglior record della Regular Season, senza riuscire ad arrivare alle Finals. Durante le interviste post partita, Antetokounmpo ha dichiarato di voler rimanere nella squadra per un altro anno, ma forse questo non è sufficiente ai Bucks per arrivare fino in fondo. Se durante la Regular Seasonla squadra di coach Budenholzer sembrava inarrestabile, nella bolla di Orlando ha dimostrato poca lucidità, sia nelle prime partite dove un calo di prestazioni era comprensibile, che nei momenti decisivi come il finale punto a punto di gara 2 o come l’ultimo quarto di gara 3 dove ha scialacquato un comodo vantaggio. Sicuramente il merito va anche alla squadra di Spoelstra che è riuscita a limitare le penetrazioni di Giannis, facendo sembrare il probabile back-to-back MVP un fantasma del dominatore visto durante il resto dell’anno. In conclusione però rimane chiaro che per arrivare fino in fondo ai Bucks non basta Antetokounmpo, che deve avere il supporto di un altra star con punti sulle mani a cui poter affidare la palla nei pochi casi in cui la difesa avversaria riesca a bloccarlo. Sarà interessante capire se la dirigenza darà un’altra possibilità a Budenholzer o se proveranno a ripartire da un altro coach, ma una cosa è certa: i Bucks dovranno riprovarci il prossimo anno.

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Marco Baccega

Nato e cresciuto in provincia di Treviso, vivo ormai da 3 anni ad Eindhoven, nel sud dei Paesi Bassi. Dopo la maturità tecnica, ho deciso di intraprendere la strada dell'università a Padova, dove ho conseguito la laurea triennale in Ingegneria dell'Energia. Ho poi continuato la mia formazione nel paese dei tulipani, dove mi sono laureato in Sustainable Energy Technology, costruendo la mia passione per la sostenibilità ambientale e l'uso di tecnologie per lo sviluppo globale, che sto portando avanti ormai da un anno lavorando per Tesla. Da sempre sono appassionato di basket, sport che ho praticato fin da piccolo (anche se con scarsi risultati), della cultura pop-punk degli anni a cavallo del Duemila, e di cucina.