Angoulême, centro di gravità del fumetto
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Angoulême, una città al servizio del fumetto
La 47° edizione del Festival è stata inaugurata dal presidente francese Emmanuel Macron, il quale non ha mancato di scatenare diverse polemiche per una foto. Macron infatti è apparso in una foto con una maglietta che riprende la mascotte e premio della kermesse fumettistica, il Fauve, insanguinato. Un disegno per denunciare le violenze della polizia commesse contro i manifestanti dei gilet gialli, che in molti weekend dell’anno passato hanno tenuto sotto scacco il Paese transalpino. Uno scivolone che non ha intaccato il successo del Festival di Angoulême, che ha chiuso l’edizione 2020 con le consuete migliaia di presenze che si sono riversate nella cittadina francese, dove le strade sono per lo più intitolate ad artisti della nona arte. Le origini del Festival di Angoulême risalgono alla fine degli anni Sessanta, di pari passo con la maturità della bande dessinée, che piano piano stava conquistando importanza anche tra gli adulti con prodotti più maturi e adatti, senza restare ancorata all’infanzia. Su iniziativa di Francis Groux, appassionato di fumetti, nel 1969 fu organizzata la Semaine de la bande dessinée, prototipo della prima edizione del Festival di Angoulême che, cinque anni dopo, avrebbe visto la luce in un’ala del museo cittadino. Le prime due edizioni, che videro tra gli ospiti Hugo Pratt, Jean Roba, André Franquin e Peyo, fecero segnare venticinquemila presenze. Fu un successo di pubblico che lanciò la neonata fiera del fumetto, che nel corso di quasi cinquant’anni di storia è diventata un appuntamento irrinunciabile per tutti gli addetti ai lavori e appassionati. Si suppone da alcune voci che nell’organizzare le prime edizioni della fiera di Angoulême i padri fondatori avessero preso ispirazione da quella di Lucca. La fiera toscana aveva già mosso i primi passi con la prima edizione del 1968, in cui un giovane Franco Bonvicini salì alla ribalta con le sue Sturmtruppen.
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Una connessione, quella sull’asse Angoulême-Lucca, rivitalizzata da un vero e proprio gemellaggio tra le due fiere, iniziato nel corso dell’edizione 2019 dell’evento toscano. Nel corso dell’ultima edizione del Lucca Comics ha partecipato in veste di Angoulême Guest of Honour l’autore Alex Alice, fumettista francese autore di Siegfried e il castello delle stelle. E come Lucca Guest of Honour l’organizzazione toscana ha incaricato l’eclettico Gipi, all’anagrafe Gian Alfonso Pacinotti, di andare ad Angoulême a fare da ambasciatore e portavoce del fumetto italiano in Francia. Un gemellaggio, quello tra le due kermesse del fumetto più importanti d’Europa, che non può fare che bene, sopratutto come reciproco trampolino di lancio dei propri prodotti in due mercati ricettivi del fumetto come quello italiano e quello francese.
Slalom tra fumetti premiati e scioperi dovuti
La 47° edizione del Festival di Angoulême ha portato molti premi e riconoscimenti vari che aumenteranno di certo il prestigio delle opere e degli autori premiati. Il Gran Prix alla carriera, che regalerà all’autore una retrospettiva personale nella prossima edizione del Festival, è andato a Emmanuel Guibert, stella francese del fumetto d’autore. Specializzato in biografie, riesce comunque a raccontarne le storie con un proprio tocco personale, riportando storie di vita vissuta tra le pagine di un fumetto. Esempi che non possono mancare nelle librerie sono Il fotografo, che racconta la storia dell’amico fotoreporter Didier Lefèvre, inviato nell’Afghanistan invaso dai sovietici, e La guerra di Alan, biografia di un amico sotto forma di diario ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale. Entrambi i titoli sono editi in Italia con la Fandango.
Il Fauve d’or per il miglior albo è andato al primo volume di una trilogia dedicata alla Rivoluzione Francese, dal titolo Révolution, Tome 1: Liberté. Di Florent Grouazel e Younn Locard, il volume non ha ancora beneficiato di una traduzione italiana.
Degno di nota il Fauve d’honneur assegnato a Yoshiharu Tsuge, uno dei massimi maestri del manga, capace di rivoluzionare il fumetto giapponese nonostante la sua incapacità di realizzare opere più mainstream. Nonostante le ottanta primavere passate da un pezzo, l’autore giapponese è voluto venire nel cuore dell’Europa per presenziare all’inaugurazione di una mostra a lui dedicata. Yoshiharu Tsuge è edito in Italia con la casa editrice Oblomov, che ha pubblicato tra il 2018 e il 2019 Nejishiki, Fiori rossi e Destino, e Canicola, che ha tradotto e pubblicato La stanza silenziosa, L’uomo senza talento e Il giovane Yoshio.
Il Prix de l’Audace è andato all’italiano trapiantato in Francia Giacomo Nanni, per il suo Atto di Dio, pubblicato in Italia da Rizzoli Lizard. Una storia, quella raccontata da Nanni, che ci riporta alla cronaca italiana di pochi anni fa, quando nell’estate del 2016 il terremoto che colpì Amatrice causò quasi trecento morti.
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Un’opera che si snoda tra alcune storie che si intrecciano tra di loro fino ad arrivare ai tragici giorni del sisma, spaziando da un capriolo che si rifugia nel parcheggio di un supermercato a due episodi ambientati sul monte Subasio. Un modo per raccontare il terremoto del 2016 particolare, ma non per questo meno efficace, corredato da illustrazioni molto belle che colpiscono il lettore. Oltre alla rassegna di premi ha fatto notizia e ha avuto molto eco sui media francesi la protesta degli autori d’oltralpe, che durante la sera della premiazione ufficiale sono stati invitati a salire sul palco dal direttore del Festival per dar voce alle loro richieste più che legittime. Perché nonostante il mercato della bande dessinée sia molto ricco in Francia, con un volume d’affari che si aggira intorno ai 276,2 milioni di euro, più di un terzo degli autori di fumetti vive in condizioni precarie e sotto la soglia di povertà. Una protesta lecita che si spera possa portare a dei risultati concreti per una categoria di professionisti celebrata dai lettori e dagli addetti a lavori ma spesso bistrattata nel portafoglio.