Lettere da Parigi: la crisi di governo vista dall’estero

Estero crisi
Foto: nextQuotidiano
29 Condivisioni

Non deve essere facile per un corrispondente estero raccontare la situazione politica italiana ai suoi concittadini. L’Italia repubblicana si avvia al 66° governo in 74 anni di storia: è naturale quindi che il caos di una crisi di governo non faccia nemmeno troppo scalpore. C’è un signore che tuttavia fa sgranare gli occhi e alzare le sopracciglia ai cittadini del vecchio continente: l’ormai ex vicepremier Matteo Salvini. Spiccano infatti due sue qualità preoccupanti: il fatto di ricordare alcuni atteggiamenti del fascismo e quello di essere il possibile disgregatore dell’Unione Europea. Che cosa hanno capito all’estero della crisi di governo italiana?

Crisi estero

Foto: nextQuotidiano.


«L’Italia è ancora una volta nel caos». Questo senso di rassegnato distacco del quotidiano belga Le Soir si trova spesso oltralpe. Anche se «l’Italia è abituata alle crisi», come scrive lo spagnolo El Mundo, la seduta del senato del 20 agosto, la più saliente e rumorosa della crisi di governo, non è passata inosservata. Una giornata, per il francese Le Monde, «folle, clamorosa, surreale, di inaudita violenza e di personalizzazione fino all’estremo». Per la prima volta in questa giornata il mondo che non vive nei palazzi del potere ha conosciuto la figura di Giuseppe (o Giuseppi) Conte, per il Financial Times trasformatosi per la prima volta in uno «statista». Più duro Le Monde: «Un malato in fase terminale davanti a un miglioramento inaspettato». Per quanto la situazione sia esplosiva, occorre precisare che nemmeno il «populista» Di Maio e il «socialdemocratico» Zingaretti giovano di grande notorietà all’estero. Le loro figure si limitano a essere giudicate nelle rispettive categorie politiche.

La figura che incute inusuale timore o speranza è l’ex ministro dell’interno. Non è difficile capire le intenzioni di Salvini, in parte perché la sua retorica in modo semplice e diretto si scaglia contro l’UE e invoca inevitabilmente «pieni poteri». Inoltre, la retorica di Salvini non è nuova e ricalca quella usata dai nuovi popolari leader dell’estrema destra del mondo occidentale. Quando dall’estero guardano Salvini, spesso lo immedesimano con i rappresentanti dell’esterma destra locali. Salvini in Italia è innanzitutto Trump negli USA, è poi Bolsonaro in Brasile, è Farage in Inghilterra o è Le Pen in Francia e via dicendo.

A preoccupare gli europei e, in particolar modo, i grandi Stati di stampo liberale come Francia, Spagna e Germania sono le ripercussioni che un possibile governo Salvini potrebbe avere sull’UE. Dopo la Brexit lo sgretolamento dell’Unione è una possibilità concreta e le conseguenti difficoltà per i commerci che derivano da ciò non piacciono ai mercati né agli investitori esteri. Non a caso, l’apertura a un governo giallo-rosso con posizioni più moderate e dialoganti con Bruxelles ha avuto la benedizione dei mercati con conseguente abbassamento dello Spread. La frase «euroscettica insolitamente dura» detta da Salvini in risposta all’acclamato discorso di Conte in senato non è passata inosservata: «Siamo il Paese più bello e potenzialmente più ricco del mondo e sono stufo che ogni decisione debba dipendere dalla firma di qualche funzionario europeo».

Crisi estero

Foto: VoxEurop.

The Economist non si sofferma poco su un’altra considerazione che preoccupa molto all’estero: «Un voto anticipato potrebbe consegnare all’Italia il governo più sbilanciato a destra dai tempi di Mussolini». Lo spettro del Duce è molto presente in Europa: in tutti i libri di storia egli è riportato come il padrino di Hitler e dell’ultima terrificante Guerra Mondiale. È naturale quindi che un governo di estrema destra italiano desti forte preoccupazione. Anche per questo il quotidiano bavarese Süddeutsche Zeitung riporta, con non poca soddisfazione, che «Salvini crolla per la sua stessa arroganza, fermato da una parlamento a cui ha sempre mostrato poco rispetto».

La posizione dei liberali europei sulla paura del ritorno al fascismo è stata scherzosamente riassunta da John Oliver. Il comico inglese ha commentato così la situazione italiana alla vigilia delle elezioni politiche del 2018: «Ci sono tutte le condizioni in Italia per il ritorno del fascismo. Il Paese infatti è alle prese con un impressionante debito pubblico in Europa secondo solo alla Grecia, alta disoccupazione, importanti sentimenti di odio contro l’alto numero di immigrati. Il tutto condito da un problema che affligge tutto il mondo occidentale: le fake news». Sebbene il comico cerchi di non sbilanciarsi nel dire che Salvini è fascista, ha però avuto molto risalto negli USA l’attentato commesso da Luca Traini contro gli immigrati di origine africana. Il fascista di Macerata ed ex candidato della Lega è diventato un esempio anche per altri terroristi suprematisti come il responsabile della strage della Nuova Zelanda, avvenuta a marzo 2019.

Crisi estero

Mattarella, you love him or hate him. Foto: CartoonStock.

Con l’avvento del nuovo governo Conte bis, i liberali italiani e esteri possono tirare un sospiro di sollievo. Tutti infatti si sono abituati all’idea di un M5S subordinato alle richieste dei suoi alleati e inconcludente per via delle lacerazioni interne (una caratteristica quest’ultima condivisa con il nuovo alleato).  L’allontanamento di Salvini dai banchi del governo congela le speranze dell’estrema destra e dei nazionalisti. D’altro canto, i moderati e i socialdemocratici nel mondo guardano al presidente della repubblica Sergio Mattarella come figura di riferimento per la stabilità italiana, «l’ultimo uomo saggio in Italia» secondo Le Soir. Con questo governo rimane inalterata la posizione del nostro paese nella scena internazionale, l’ultimo del gruppo dei Paesi forti e sviluppati del G7 (ma anche del G8 che fu), un mediatore naturale ma sostanzialmente una figura debole, fragile e incerta. La domanda che si chiederanno i grandi della terra ora è: «Quanto sopravvivrà Conte prima della prossima crisi di governo? E quanto manca alle elezioni e all’arrivo di Salvini?»

29 Condivisioni

Pietro Lepidi

Sono nato a Roma, classe 1998, e ho vissuto tra Padova, Roma e Bordeaux. Da liceale ho sempre avuto una passione per la rappresentanza politica testimoniata dalla carica di Presidente della Consulta degli Studenti del Veneto. Adesso a Roma studio per fondere attività pratica con conoscenze teoriche. In questo giornale mi focalizzerò sui diritti civili e politici. In un mondo che si prende in giro, facciamo i seri.