C’è ancora posto nel calcio per Giampiero Ventura?

Giampiero Ventura, ex-allenatore dell'Italia, immortalato durante Italia-Svezia allo stadio Giuseppe Meazza a San Siro. Foto: Getty Images
Giampiero Ventura, ex-allenatore dell'Italia, immortalato durante Italia-Svezia allo stadio Giuseppe Meazza a San Siro. Foto: Getty Images
60 Condivisioni

Giampiero Ventura torna nel calcio quasi a un anno di distanza dalla disfatta sulla panchina della nazionale che è costata agli Azzurri l’accesso a Russia 2018. Un allenatore che dopo il doppio confronto con la Svezia è stato oggetto di critiche pesanti, ma nonostante ciò ha deciso di mettersi nuovamente in gioco. Lo fa nella sua dimensione più naturale: osservando infatti i club allenati nella sua carriera, si nota che Ventura ha saputo fare bene specialmente in piazze più piccole. Vengono in mente il Bari, quel Torino di qualche anno fa che era molto lontano dalla squadra che conosciamo adesso. Insomma, dei club che lottavano principalmente per una salvezza tranquilla. Proprio il lavoro fatto in Granata ha portato l’allora presidente della FIGC Carlo Tavecchio a considerare l’allenatore del Torino come un valido candidato per guidare la nazionale maggiore. Il resto è storia. Si è parlato in lungo e in largo di come la mancata qualificazione ai mondiali sia il momento più basso della nostra storia calcistica, così come si è parlato come al solito di “rifondazione del sistema calcio” e i soliti luoghi comuni legati alla presenza di “troppi stranieri” a discapito di giovani di nazionalità italiana. La figura pessima contro la Svezia risale a novembre, ma l’ultima vittoria – fino a qualche giorno fa – degli Azzurri in partita ufficiale era proprio Albania-Italia, tre punti conquistati in trasferta proprio mentre Ventura era CT. Sono cambiati molti volti in Nazionale, a cominciare da Roberto Mancini, che ha portato una ventata di cambiamento e ben undici debuttanti nelle uscite dell’Italia. In tutto ciò viene da chiedersi, c’è ancora posto per Gian Piero Ventura nel calcio italiano? Se sì, il Chievo è la piazza giusta?

La risposta a queste domande può essere sia sì che no. Probabilmente l’ex-CT della Nazionale, dall’alto della sua lunga esperienza, non porta una ventata di innovazione all’interno del calcio nostrano. Però se c’è un ambiente dove ha fatto bene è proprio nelle squadre di provincia. Se andiamo a vedere i percorsi storici della carriera di Giampiero Ventura si può notare che in diverse occasioni è stato capace di costruire un qualcosa di buono da una squadra che ha faticato. Un esempio lampante è il Torino, ultima tappa prima dell’arrivo in Nazionale. La squadra del presidente Cairo era stata retrocessa in Serie B, e durante il ciclo di Ventura rifondò la squadra, portando tra le sue fila giocatori importanti come Kamil Glik, Matteo Darmian, Alessio Cerci, ma soprattutto Ciro Immobile. Sebbene il Toro di Ventura arrivò in Europa per il fallimento del Parma, si seppe togliere tante soddisfazioni in ambito europeo: la grande vittoria del Torino contro l’Athletic Bilbao al San Mamès è stata sicuramente il punto più alto della carriera di Giampiero Ventura. Anche se al tempo che fu Tavecchio disse di Ventura che era un «maestro di calcio», c’è sempre da dire che il tecnico genovese ha sempre mostrato una certa testardaggine a portare con sé il suo modulo, a volte troppo spregiudicato: il 4-2-4. Probabilmente, quel tipo di ostinazione nel mostrare la sua idea di come i giocatori debbano muoversi in campo fa di Ventura un personaggio non troppo lontano da un allenatore “alla Zeman. In un calcio in costante evoluzione, tra tiqui-taca e gegenpressing, dove c’è sempre una ricerca di qualcosa di nuovo, un allenatore che imperterrito ripropone lo stesso modulo, forse non è proprio adatto. Anche se – visti i risultati – potrebbe essere è meglio che si attenga alla propria idea, visto che il 3-5-2 buttato a casaccio contro la Svezia nei play-off mondiali non ebbe proprio una grandissima riuscita.

Il gol qualificazione di Matteo Darmian contro l'Athletic Bilbao allo stadio San Mamès. Foto: LaPresse.

Il gol qualificazione di Matteo Darmian contro l’Athletic Bilbao allo stadio San Mamès. Foto: LaPresse.

Comunque vada, è acqua passata. Adesso la nuova realtà da affrontare è il Chievo. Una squadra che a mapalena è riuscita a rimanere in Serie A, macinata dalle critiche e dalle polemiche per via della questione delle plusvalenze fittizie, è stata nell’occhio del ciclone per via della possibilità di un illecito sportivo. Un’accusa che è stata dichiarata improcedibile, salvando infatti la squadra di Verona da una sanzione che avrebbe costretto i clivensi alla Serie B: si parlava infatti di una penalizzazione che avrebbe potuto costare ai gialloblù ben 15 punti. Se a tutto ciò si aggiunge una classifica che ha visto il Chievo Verona a rischio di retrocedere senza essere condannati dal tribunale sportivo, si capisce appieno la gravità della situazione. L’anno scorso difatti la squadra si è salvata nelle ultime giornate disponibili, sotto la gestione di D’Anna, allenatore che successivamente lascerà il posto a Giampiero Ventura. Una stagione, quella corrente, che per il Chievo non sta andando bene, tutt’altro. I gialloblù sono all’ultimo posto nella classifica e non hanno mai trovato i tre punti nelle otto giornate di questo campionato: la decisione di allontanare Lorenzo D’Anna pertanto era dunque inevitabile.

Lorenzo D'anna, esonerato dal Chievo per far posto a Giampiero Ventura. Foto: Getty.

Lorenzo D’anna, esonerato dal Chievo per far posto a Giampiero Ventura. Foto: Getty.

Arriva dunque Giampiero Ventura. Porta con sé alcuni del suo staff che l’hanno seguito in nazionale, firmando un contratto di due anni con i Clivensi. Si presenta in conferenza stampa recitando testuali parole: «Voglio fare calcio, volevo fare calcio, voglio continuare a fare calcio». Sempre nella stessa presentazione, il nuovo allenatore del Chievo parla di come la volontà di ripartire sia tanta, dopo la brutta parentesi della Nazionale. Proprio la sua “voglia feroce” è stato l’argomento centrale di questa conferenza stampa di un allenatore che è chiamato a un compito difficilissimo: salvare il Chievo dalla retrocessione. Ventura parla infatti di come questa sfida sia rischiosa, ma come si possa comunque tentare l’impresa: «L’importante è recuperare al più presto i giocatori, quelli infortunati e quelli che, finora, hanno giocato meno. Vedo tanta voglia tra i ragazzi, la stessa che ho io. Lavoriamo, per ora senza un’idea fissa di gioco, vedremo a seconda delle situazioni e delle partite. Ma vedo che i ragazzi sono spugne. E io sono molto eccitato. E, soprattutto, sto bene, questo è quel che mi sento dire». Un sentimento condiviso da tanti giocatori del Chievo come Meggiorini – già avuto al Bari – che parla di come il nuovo mister abbia riportato l’entusiasmo all’interno dello spogliatoio: «È stato un impatto mentale, anche senza fare niente: Ventura non deve presentarsi. Ci ha dato un colpo d’entusiasmo, di voglia di fare le cose ai 200 all’ora. Forse è quello che ci mancava. […] Se lo seguiamo, possiamo dire la nostra e divertirci: quando vai in campo e fai troppa fatica, e il risultato non arriva, ti demoralizzi e non ti diverti nemmeno più». Inoltre, anche un ex-allenatore gialloblù come Del Neri parla di come Ventura possa essere il profilo giusto per il Chievo, sostenendo che trentacinque anni di carriera non possono essere cancellati da due partite sbagliate. Tra le varie opinioni, intanto la squadra di Ventura prepara il difficile impegno interno contro l’Atalanta di Gasperini, per tentare di mettere a posto una situazione alquanto difficile prima del mercato di riparazione.

Il presidente del Chievo Lorenzo Campedelli e il mister Giampiero Ventura. Foto: LaPresse.

Il presidente del Chievo Lorenzo Campedelli e il mister Giampiero Ventura. Foto: LaPresse.

 

60 Condivisioni

Arnaldo Figoni

Sono nato a Olbia il 30 giugno 1989, ma da sempre vivo a La Maddalena. Coinvolto fin da piccolo negli sport - calcio, basket, ma anche rugby - ho sviluppato una passione per la disciplina sportiva in generale, nel conoscere e poter raccontare delle storie, coltivando il sogno nel cassetto di poter esercitare proprio la professione di giornalista.