Marvel’s Spider-Man: la recensione
L’amichevole Peter Parker di quartiere
La trama di Marvel’s Spider-Man vede Peter Parker in azione da ormai otto anni come supereroe, con una lunga galleria di nemesi sconfitte e azioni eroiche compiute, mentre la sua vita amorosa e lavorativa è sfortunata come sempre. In seguito a uno scontro con Wilson Fisk, il Kingpin del crimine di New York, l’intera città sarà colpita da una misteriosa organizzazione terroristica che sembra avere un conto in sospeso con il sindaco, Norman Osborn. Questa semplice premessa permette di intrecciare eventi noti ai lettori dei fumetti con avvenimenti completamente originali e pensati per il gioco: non mancano infatti colpi si scena e cambi di status quo, che, nel corso del gioco, andranno a modificare l’aspetto stesso della città e dei pericoli in essa. Il team creativo, avvalsosi della collaborazione di Dan Slott, scrittore del più recente ciclo fumettistico dell’Uomo Ragno, mescola sapientemente personaggi storici e non, fornendo nuove origini e motivazioni a diversi comprimari del mondo dell’arrampicamuri, la cui rivelazione nel corso del gioco non fa che migliorare un già soddisfacente comparto narrativo.
Per la prima volta, la vita di Peter è importante tanto quanto quella di Spidey, e ci viene narrata tramite sezioni di gameplay in veste civile oltre a numerose cutscenes. L’attenzione agli aspetti più umani del gioco non si ferma al giovane Parker, che divide comunque la scena con la sua controparte ben più iconica, bensì vengono ben caratterizzati tutti i comprimari attorno a lui: personaggi come Zia May, Norman Osborn e Mary Jane hanno ampio spazio all’interno delle vicende, ed è possibile comprendere le loro motivazioni e i loro rapporti con Peter. Di contro, la maggior parte dei nemici di Spider-Man, come Volture, Rhino o Shocker, sono appena introdotti, e spesso fungono unicamente da bossfight, senza che vi sia particolare approfondimento delle loro personalità e background, comunque molto simili a quelli fumettistici. È trasposta in modo esemplare invece la minaccia finale del gioco, tenuta segreta durante la campagna marketing e rivelatasi uno dei principali punti di forza di Marvel’s Spider-Man, la cui sola presenza e interpretazione, grazie ad un eccelso lavoro attoriale, valido per tutti i personaggi, merita l’acquisto del titolo.
Vola come un ragno, pungi come un ragno
Come già detto, l’ultimissima iterazione videoludica dell’Uomo Ragno prende a piene mani il sistema di combattimento dei giochi della saga Batman Arkham, inserendo caratteristiche proprie del tessiragnatele: oltre a calci e pugni è possibile utilizzare le varie funzioni del lanciaragnatele, come immobilizzare, stordire o elettrificare i nemici che ci assaliranno a gruppi, permettendo al giocatore un approccio sempre diverso alla lotta. I sensi di ragno permettono inoltre di schivare i colpi da mischia e dalla distanza, rendendo frenetico anche il più breve degli scontri. Seguendo il trend di molti videogiochi moderni, anche Marvel’s Spider-Man ha un sistema di evoluzione del personaggio tramite esperienza, acquisita dalle missioni principali e secondarie, per ottenere abilità e costumi nuovi. I costumi sono proprio uno dei fiori all’occhiello del titolo, poiché oltre alla grande varietà (dai più bizzarri ragni alternativi alle più recenti versioni cinematografiche), garantiscono abilità uniche, oltre a un parallelo sistema di potenziamento degli stessi. Dietro a un aspetto visto e rivisto, il combat system mostra una certa profondità e identità, pur non allontanandosi ne innovando alcunché nel genere. Nota decisamente dolente sono le fasi stealth, in cui bisogna adoperare gadget e abilità per eliminare silenziosamente gli avversari: sono infatti decisamente grossolane per un titolo di questo calibro, mostrano un’intelligenza artificiale dei nemici molto ingenua e, soprattutto, non sono appaganti e necessarie rispetto a un normale combattimento. Sono inoltre presenti missioni in cui si impersonano altri personaggi, non dotati di poteri, come Mary Jane, che spezzano decisamente il ritmo dell’avventura e soffrono le stesse problematiche delle parti stealth.
Le fasi più esaltanti e memorabili dell’intera esperienza sono senza ombra di dubbio le peripezie tra i tetti di New York: svolazzare tra un grattacielo e l’altro nei panni di Spider-Man toglie il fiato, la fisica dei movimenti è molto realistica, tanto da far sentire al giocatore il peso dell’eroe tra uno slancio e l’altro, mentre viene riprodotto il tema musicale del gioco, molto ispirato alla colonna sonora dei film di Raimi. Non basta però oscillare tra i palazzi: gli sviluppatori hanno saggiamente deciso di rendere gli spostamenti fluidi ma allo stesso tempo non immediati da controllare al meglio, fornendo al giocatore diverse modalità di movimento tridimensionale, così da potersi adattare a zone e altezze diverse, andando a creare una celata sfida al sapersi muovere nella maniera più veloce e cinematografica possibile. Altra eccellenza del titolo è la modalità foto, che permette di destreggiarsi in scatti e autoscatti nelle situazioni più disparate, dotando gli utenti di vari effetti e cornici; la community in rete si è infatti riempita, nei giorni seguenti l’uscita del gioco, di creazioni degli appassionati, alcuni dei quali hanno addirittura replicato scene iconiche del fumetto.
Un’ultima, piccola, pecca del gioco riguarda alcuni minigame puzzle a tema scientifico sparsi durante la missione principale: sono trovate abbastanza dozzinali e, come le fasi stealth, spezzano l’avanzare, spesso concitato, della storia.
Buongiorno, New York!
Peter Parker, prima di essere un eroe americano, è un cittadino newyorkese. L’amore che prova per la sua città e per i suoi abitanti viene ben espresso tramite interazioni con i pedoni, battute e viaggi in metropolitana. Gli sviluppatori di Insomniac Games hanno dovuto quindi realizzare una mappa enorme e fedele il più possibile della Grande Mela: oltre agli storici edifici come l’Empire State Building e il Flatiron Building, sono presenti diversi riferimenti ad altri personaggi della Casa delle Idee, come la Torre degli Avengers e il Sancta Sanctorum del Dottor Strange. Tutti questi luoghi sono segnati come punti di interesse e fotografati per ottenere esperienza, oltre che per godersi un vero e proprio tour virtuale della città. Come poi gran parte degli open world, anche in Marvel’s Spider-Man sono presenti torri per sbloccare zone della mappa, collezionabili (nella forma di zaini del liceo di Peter, contenenti diversi oggetti del suo passato) e avamposti da liberare dai nemici; non si allontana dunque dagli elementi generali, e questo probabilmente ha fatto scaturire gran parte delle critiche, poiché, da un gioco così atteso e su cui Sony ha puntato molto, ci si sarebbe aspettato qualcosa di più elaborato. Lo stesso discorso è applicabile alle missioni secondarie, visto che, con qualche eccezione, sono semplici e poco fantasiose.
Marvel’s Spider-Man risulta un gioco decisamente sufficiente, con diverse eccellenze e di contro alcune lacune non indifferenti. L’approccio e l’apprezzamento del titolo variano molto a seconda dell’amore e della passione che si prova per il personaggio della Casa delle Idee, dato che molte citazioni e sviluppi dei personaggi potrebbero non bastare a soddisfare chi è alla ricerca di un gioco innovativo. Rimane dunque un prodotto divertente e fedele allo spirito e alla mitologia del personaggio, condito da una storia semplice ma efficace e dei personaggi ben riusciti, mentre, dal lato gameplay, non osa ne delude, prendendo in prestito una soluzione già rodata e che ben si adatta all’Uomo Ragno.