La metamorfosi di Caparezza (e dei suoi concerti)

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Il nuovo progetto di Caparezza sembra aver portato il cantante verso una direzione leggermente meno satirica ma molto introspettiva della sua musica: lo abbiamo sentito in concerto per notare cosa è cambiato.

Il Prisoner 709 tour di Caparezza sta facendo registrare numeri da capogiro in tutta Italia: il rapper pugliese sta facendo sold-out in ogni palazzetto coinvolto nel suo giro del Paese e l’omonimo album recentemente pubblicato – per conto della Universal – ha rappresentato una sorta di rinascita per il fu Michele Salvemini, il quale a distanza di tre anni dall’ultimo album (Museica) è stato in grado di reinventare parzialmente sé stesso ma soprattutto dare ampio respiro ad alcune tematiche molto personali e introspettive.

Alcune delle novità principali di questo “nuovo” percorso musicale di Caparezza sono emerse con prorompente convinzione della tappa napoletana del suo tour, che ha riempito interamente il Teatro Palapartenope del capoluogo campano. Un concerto ben diverso da quelli che hanno caratterizzato la carriera di Caparezza negli ultimi anni, un appuntamento che ha segnato – almeno sotto particolari aspetti – una sorta di strappo nei confronti del passato recente del musicista di Molfetta.

Io voglio passare ad un livello successivo

Prisoner 709 è un album diametralmente opposto rispetto a Museica. Caparezza ha affrontato la genesi e la costruzione della sua nuova creazione come un confronto con sé stesso, combattendo demoni interiori che lo tormentavano e portando avanti un percorso personale impegnativo quanto coraggioso. Il nuovo cd – che vanta collaborazioni con artisti del calibro di DMC, Max Gazzè e John De Leo – è frutto di una crisi interiore che Caparezza sceglie di prendere di petto, a costo di riesumare traumi e problemi mai del tutto sopiti. Le tematiche – caratterizzate a livello musicale da un ritorno a un rap maggiormente “puro” ma anche a sprazzi di rock vecchio stile – riguardano principalmente i conflitti personali, la sensazione di inadeguatezza ma anche la volontà di reagire, di tornare a spiccare il volo e provare a superare i problemi derivanti dalle avversità della vita.

Potrà sembrare quasi un’esagerazione visto il preambolo sul modo in cui l’album è stato plasmato ma possiamo rassicurare chiunque sul fatto che Prisoner 709 è in realtà un vero e proprio inno alla gioia, al non arrendersi mai dinanzi alle difficoltà cercando di sfruttare al meglio la propria autostima e l’aiuto delle persone care per rialzare testa, cuore e anima. Ogni brano del concept album riguarda prevalentemente le varie fasi della sofferenza rappresentate come in una sorta di “avventura” carceraria, dal reato all’evasione passando per pena, confessione, conforto e latitanza. Un viaggio introspettivo dall’enorme potenza che però vuole generare null’altro che un messaggio positivo nei confronti di chi ascolta le canzoni di Caparezza.

Caparezza

Il “selfie” del Palapartenope. Foto: pagina ufficiale Facebook Caparezza.

Il concerto

L’appuntamento del Palapartenope ha regalato spunti interessanti su questa nuova versione del rapper pugliese. Va sottolineato innanzitutto come lo stesso Caparezza abbia limitato parecchio la sua esposizione durante il concerto, lasciando spesso spazio agli altri membri della band – soprattutto a Diego Perrone e alle coriste – così come ai ballerini, i quali rappresentano una grande novità e che sono stati scelti per accompagnare il nuovo tour del cantante. Una scelta che evidentemente ha pagato, sia in termini di spettacolarità che di gestione di coreografie e tempi. La scenografia del concerto è parsa molto psichedelica, in base ovviamente al brano interpretato dal rapper: colori, luci e toni molto forti si sono alternati con altri più chiari e leggeri, rendendo benissimo l’idea di un percorso faticoso ma felice per ritrovare la redenzione.

Nello specifico, Caparezza ha diviso le sue due ore abbondanti di performance in due parti. Nella prima è andato in scena uno stralcio del suo nuovo album: quasi tutte le canzoni – tra cui Prospagnosia, Confusianesimo, Una Chiave, il singolo Ti Fa Stare Bene e Autoipnotica – sono state eseguite magistralmente sia dal cantante che dalla band, che hanno saputo raccontare alla perfezione la storia da portare in scena. La seconda parte di concerto, invece, ha visto l’ex Mikimix esibirsi in alcune delle sue hit più note, tra le quali Fuori Dal Tunnel, Vengo Dalla Luna, Avrai Ragione Tu e Abiura Di Me.

Ovviamente il cantante pugliese ha trovato modo e tempo per comunicare con il pubblico, ragionando sugli eventi della vita in maniera intelligente quanto ottimistica. Proprio la comunicazione quasi messianica di Caparezza è stata una delle novità più importanti dello show, con il rapper che sembrava quasi lasciare una sorta di eredità ai suoi fan attraverso consigli fondamentali e piccole pillole di amor proprio. Anche il suo “rapporto” con l’acufene – malattia dell’apparato uditivo da cui non si può guarire e che Caparezza ha scoperto di aver contratto nel 2015 – ha trovato ampio spazio nello spettacolo, divenendo protagonista di momenti introspettivi ma anche piuttosto ironici e divertenti. In generale, comunque, anche nel concerto l’idea della prigione alienante voluta dal cantante è stata resa più che bene, definendo quindi come felice il suo ennesimo tentativo di portare la sua arte alla ribalta anche attraverso testi significativi e certamente non banali.

Sono fuori dal tunnel

Più che di Caparezza, dunque, potremmo dire di aver assistito a uno spettacolo di Michele Salvemini. Un uomo – e non un personaggio – che va in scena con i suoi difetti, i dolori, le ambizioni, i problemi ma anche le speranze di una persona che non perde mai il sorriso. L’esperimento, come dicevamo, è riuscito: sotto forma sia di album che di vinile il nuovo progetto di Caparezza sta andando a gonfie vele, a livello di vendite e di primati in classifica.

Uscire da un periodo buio e negativo non è facile per nessuno e, paradossalmente, per chi è esposto alle luci della ribalta può esserlo anche di meno. Perciò la lezione di Caparezza va imparata a memoria e gestita tra presente e futuro, per non trovarsi mai in gabbia nella vita e avere sempre l’opportunità di fuggire verso la libertà.

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Claudio Agave

Studente presso la Facoltà di Scienze Motorie dell'Università Parthenope di Napoli. Giornalista pubblicista dal febbraio 2017 dopo una lunga ma utile gavetta. Scrittore, con almeno due romanzi già in cantiere e alcune partecipazioni attive a progetti letterari. Ho gli interessi di molti (cinema, serie tv, doppiaggio, sport) e l'ambizione di voler vivere facendo ciò che amo. Insomma, in pillole: scrivo pezzi, faccio cose, vedo gente.