Outrage! Is Now, il ritorno dei Death From Above

Outrage! Is Now
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A distanza di tre anni dal loro ritorno in studio, i Death From Above escono con un lavoro nuovo di zecca: Outrage! Is Now, che si candida a tutti gli effetti per diventare uno dei migliori rock album del 2017.

I Death From Above, sono un duo canadese formato nel  2001 e tutt’ora composta da Jesse F. Keeler (bassista e tastierista) e Sebastien Grainger (batterista e cantante). Costretti ad inizio carriera a modificare il loro nome in “Death From Above 1979”, causa una battaglia legale, recentemente sono tornati ad adottare il loro nome originale, ma soprattutto a comporre musica di pregevole fattura.

Gli inizi

Nel 2004, anticipato dagli EP Heads Up (2002) e Romantic Rights (2004), esce You’re a Woman, I’m a Machine, folgorante esordio da studio della band canadese. Nonostante abbia un sound che lascia presagire un ascolto di nicchia, il disco raccoglie i favori sia della critica, che (relativamente) quelli del pubblico, piazzandosi al numero 84 della UK chart. Nonostante ciò, i DFA nel 2006 a causa di divergenze artistiche si sciolgono, lasciando spazio a Keeler, di dedicarsi alla musica elettronica con i MSTRKRFT, e a Grainger di dedicarsi alla carriera solista e ad altri progetti come i The Rhythm Method.

Cinque anni più tardi, in occasione del Coachella Festival, i DFA suonano di nuovo insieme riunendo ufficialmente la band. Di lì in avanti Keeler e Grainger scrivono e suonano per i successivi tre anni, che culminano con l’uscita della loro seconda fatica, Phisycal World (2014), a ben dieci anni di distanza dal primo lavoro. Il disco funziona, anche se leggermente inferiore al predecessore, e oltre a ripagare la paziente attesa dei fans, premia anche la band, che riesce a piazzare l’album nella top 40 della UK chart.

Outrage! Is Now

Outrage! Is Now 

L’8 settembre 2017, da Last Gand Records e Warner Bros., esce Outrage! Is Now, un concentrato di sound e cassa dritta travolgente, che rende tutto fuorché blasfemo, il paragone con formazioni di culto come i White Stripes, seppur con sfumature ovviamente diverse.

Non si può certo dire che i DFA tornino alle origini con questo album, in quanto il precedente Physycal World non era poi così distante dai primi EP; certo è però che Outrage! Is Now gode di una verve ritrovata, che viene riversata senza filtri su ogni pezzo.

La produzione è ottima, mai banale e porta agli estremi il sound essenziale e grezzo della band canadese, estremizzando la loro musica che vive di contaminazioni ben tangibili: dalla dance punk, al garage rock, fino al noise rock (i due canadesi, a metà tra il serio e il faceto, raccontano di essersi conosciuti proprio durante un concerto dei Sonic Youth).

Outrage! Is Now, essendo suonato per la maggior parte da batteria e basso, vive di ritmi forsennati, caratterizzati da riff calcati e saturi al massimo. Grainger stesso ha il suo bel da fare, sia vocalmente che ritmicamente, per star dietro a Keeler.

Il risultato è notevole: sembra di prendere i Kyuss di Blues For The Red Sun, i primi Wolfmother, e mescolarli in un mix esplosivo, con un sound che però conserva una fruibilità sensibile già dai primi ascolti; in alcuni frangenti questo è più evidente, come nel singolo trainante Freeze Me che conta già sei milioni di riproduzioni su Spotify.

Tracklist

L’album è composto da dieci brani per un totale di trentasei minuti che scivolano via in un chiassoso rock, a metà tra le nuove tendenze e un gusto vagamente rètro.

Nomad, è la traccia di apertura dove le similitudini con i Wolfmother si sprecano, senza però mai mettere in discussione la forte identità dei DFA che ci trascina subito in un mood più acido.

Il brano successivo è il già citato singolo Freeze Me, che si apre con una intro di tastiere per esplodere nel classico sound DFA, per l’occasione sapientemente mitigato, tanto da renderlo spiccatamente radiofonico.

Caught Up, apre le porte a una parentesi più stoner rock, con distorsioni arroganti e compassate che fanno da tappeto ad una parte vocale quasi recitata, più che cantata; poi a un tratto comincia a picchiare, e lo spettro dei White Stripes sembra possedere il duo canadese.

Outrage! Is Now, pezzo che dà il titolo all’album, è un altro tentativo di uscire con un brano maggiormente radiofonico, tentativo sicuramente meno incisivo di Freeze me.

Never Swim Alone, è un pugno nello stomaco in chiave garage rock, diretta e senza fronzoli. La coda del brano infine sfocia nel riff heavy metal della successiva Moonlight.

Statues, ripercorre concettualmente le due tracce precedenti con un gusto vagamente più indie rock, concetto che è giusto estendere anche alla successiva All I C Is U & Me, che forse ha la pecca di essere un po’ più fiacca.

NVR 4EVR, caratterizzata da un cantato più pop, sicuramente non è uno dei momenti indimenticabili della produzione.

Infine Holy Books, con la quale si chiude l’album, che rimarca, per chi non se ne fosse accorto, che tolta qualche sporadica pausa i DFA sono una band che pesta sull’acceleratore, e lo stacco piano-forte a metà brano enfatizza al massimo questa loro indole.

Outrage! Is Now

Conclusioni

Le influenze e le similitudini con altre produzioni sono tangibili in maniera evidente, ma nel caso dei DFA siamo di fronte ad un unicum, per capacità di fondere tante citazioni creando un sound semplice, essenziale, ma davvero personale e riconoscibile.

Outrage! Is Now scorre piacevole, e ci lascia curiosi di vedere la resa live di quello che sembra essere un lavoro concepito per detonare nella sua piena potenzialità on stage. Se vogliamo trovare un cavillo, il disco al netto della durata contenuta, risulta un po’ ripetitivo, ma d’altronde chi si sognerebbe mai di chiedere qualcosa di diverso dal picchiare duro ai DFA?

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Daniele Mancini

Ho 24 anni e vivo a Roma. Amo alla follia il calcio, ma su theWise Magazine scrivo della mia altra grande passione, la musica. Al momento conduco LP su Radio4Job; precedentemente ho collaborato con Indie For Bunnies, OndaRock e IMDI. Ascolto musica compulsivamente, senza badare troppo ai generi, dal nuovo di Calvin Harris alle sinfonie di Mahler, da Otis Redding ai Mars Volta, con un unico mantra: mai prendersi troppo sul serio; diffidate di chi vi parla di musica dall'alto del suo trespolo, la musica è per tutti.