theWise racconta: Il giurista e lo straccio
theWise racconta
Gli italiani sono da sempre un popolo di santi, poeti, navigatori e – aggiungiamo noi – scrittori di prosa. Nascosto in ognuno di noi c’è uno spirito narrativo che aspetta solo un’occasione per venire fuori. Noi di theWise abbiamo pensato di dare spazio e voce alle giovani penne che popolano il Paese. Questo è lo scopo della rubrica “theWise racconta”, sulla quale ogni mese ospiteremo un racconto breve inviatoci da un nostro lettore.
Nel mese di luglio la rubrica arriva alla sua quarta uscita, e abbiamo scelto il racconto inviatoci da Luca Pappalardo: Il giurista e lo straccio. Nell’era della divulgazione, un giurista si ritrova alle prese con un petulante cliente piuttosto volubile.
Vorresti comparire nel prossimo appuntamento? Inviaci il tuo racconto breve (massimo due cartelle word, argomento libero) a info@thewisemagazine.it, o contattaci sulla nostra pagina Facebook. Inviandoci il tuo scritto, acconsentirai implicitamente alla pubblicazione.
Francesco Spagnol
«Avvocà ma parlando d’altro, ‘sta faccenda?»
«Quale?»
«Dico, no, la Cassazione e Toto Riina. Ma le pare? Ma dove andremo a finire?»
Annaspo. Per fortuna che il paradigma professionale è cambiato solo nelle cose poco importanti (la retribuzione, il prestigio, la voglia di continuare nella conversazione che la frase ‘faccio l’avvocato’ suscita alle feste). La distribuzione dei corpi nello spazio sopravvive – la geometria della stanza mima una relazione sacerdotale, verticalizzazioni in ogni direzione. Librerie gravide di testi sacri che svettano fino al soffitto, la navata rettangolare della stanza che si allunga verso la finestra e incontra un altare di legno a forma di scrivania. Dietro all’altare, la bocca del Dio.
Click, click, click. Il computer è il segreto celato nel cenacolo, il paramento sacro che il fedele non vede. Grazie alla distribuzione dei corpi lo schermo è invisibile e perciò click, click, click, ché tanto magari sto controllando le mail e invece via di Google, Cassazione Totò Riina perché stamattina ho controllato reddit, /b/ e l’Instagram di Diletta Leotta ma Repubblica proprio no.
«Ma dico, che c’hanno in testa ‘sti giudici? Quello scioglieva i bambini nell’acido, e mo’ vogliamo pure fargli due carezze e imboccarlo col cucchiaino?»
Mormoro qualcosa di incomprensibile e continuo a cliccare, tab su tab. Sudo freddo, perché questa mica è una conversazione qualunque – è una prova. L’accolito porta uno straccio sporco di fronte all’altare e urla: Guarda, guarda, queste macchie sono proprio uguali alla faccia di Gesù quando Maria Maddalena gli lavava i piedi, che ne pensi sacerdò, in paese lo dicono tutti, dimmi un po’ che ne pensi tu.
«Glielo dico io cosa dovrebbero fargli, altro che scarcerazione: appenderlo per le palle dovrebbero».
«Sì. Allora. In realtà il discorso sembra un po’ più complesso. Il Tribunale di Sorveglianza ha rigettato la richiesta di sospensione della pena, e la Cassazione ha annullato il rigetto per carenza di motivazione, vale a dire…»
«Ma che c’entra avvocà, per cortesia, qua si parla della Cassazione che ha detto: ‘Toto Riina ha diritto a una morte dignitosa’! Ha capito o no?»
Il fedele agita lo straccio: Come fai a non vederlo che è la faccia di Gesù Cristo, ma allora sei stupido, ma sarai mica un prete finto, lo dicono tutti in paese, hai capito o no? E giù a rispondere che i precedenti, va chiamata Roma, mica tutte le apparizioni le confermi così, a piacere – c’è una procedura, delle regole, la cosa va capita, e poi questo straccio da dove arriverebbe esattamente?
«È che io, onestamente, non avendo letto tutta la sentenza, ho qualche riserbo a esprimermi…»
«Ma in che senso?»
«Voglio dire, non mi pare che il testo completo della sentenza sia già disponibile online, sbaglio?»
«Ma chissenefrega, ci stanno i giornali apposta, che poi lo so che stai googlando avvocà, non fare il furbo. E googla, googla, sta su tutti i giornali».
Il fedele ha una mazza e comincia a picchiettare l’altare; tutto sommato questa storia del prete non gli è mai andata giù. Voglio dire, si vede che è la faccia di Cristo, lo dicono tutti in paese, che altro ti serve per annunciare il miracolo?
Il culto è in pericolo e il sacerdote decide di agire, è ben giunto il tempo di ricordare al fedele quanto sia vicina l’Apocalisse.
«In ogni caso, domani scade il termine per presentare il ricorso, e lei non mi ha ancora mandato una copia delle mail che vi siete scambiati con il padrone di casa. Senza quelle non andiamo lontano».
«Mannaggia, ha ragione, quasi me ne dimenticavo. Ma secondo lei ce la facciamo?»
«Mah, diciamo che…»
E via così, parte la predica, lo straccio casca di mano. Ma il sacerdote mica se lo dimentica – potrebbe essere la faccia di Cristo, quella.
* * *
«Brambilla, pronto, sono io».
«Avvocà! Allora, ‘sto ricorso?»
«E niente, c’è da aspettare. Comunque non so se l’ha visto, ma è uscito il testo completo della sentenza, e alla fine…»
«Ma di che parla?»
«La Cassazione, Toto Riina…»
«Ah certo, che figli di puttana ‘sti giudici. Ma piuttosto, c’è mio figlio che mo’ dovrebbe fare l’esavalente, secondo lei possiamo evitare? Che uno adesso non può manco più fare il genitore, lo fa lo Stato al posto suo, cose da pazzi».
«Però volevo dirle che la Cassazione ha detto che…»
«Ma sticazzi avvocà, è storia vecchia. Piuttosto, il vaccino…»
Dopo tre giorni, Cristo risorge e fuori dalla tomba non trova nessuno.
‘Cristo?’ dice la gente. ‘Cristo chi?’
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