Ucraina: l’orso sulla soglia di casa

Ucraina
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Uno dei campi di battaglia sui quali si sta svolgendo quella sorta di “nuova guerra fredda” tra Russia e Occidente è l’Ucraina, dove quello che è de facto un conflitto civile va avanti ormai dal maggio 2014 (o dall’autunno 2013, se si considerano gli eventi che hanno portato alla fuga di Yanukhovic da Kiev), e sta proseguendo a tutt’oggi senza che si possa vedere uno spiraglio di soluzione del problema. Nell’Ucraina orientale, al momento, si stanno incontrando interessi contrastanti tra loro sia interni che esterni al paese, e il quadro della situazione non accenna a sbloccarsi nemmeno con i vari tentativi di mediazione esterni.

La vicenda inizia il 21 novembre 2013, quando diverse migliaia di cittadini ucraini affluiscono in piazza per chiedere il ripristino del trattato di associazione commerciale con l’Unione Europea e le dimissioni del governo di Janukhovic, accusato di corruzione e di fare l’interesse della Russia. Le proteste proseguirono per i giorni seguenti, nonostante il freddo e le cariche della polizia. Durante la prima settimana di dicembre, quasi 800.000 persone protestarono in Piazza Indipendenza a Kiev, e, con l’andare del tempo, più aumentavano le repressioni più aumentavano le persone in piazza, con una base che andava allargandosi anche ideologicamente e ricomprendeva ora, oltre a studenti universitari e parte della media borghesia, anche i nazionalisti ucraini, che vedevano di pessimo occhio la volontà di Janukhovic di stringere rapporti più stretti con il Cremlino.

La popolazione del paese, in verità, era piuttosto spaccata: da una parte stavano le regioni occidentali e le maggiori città favorevoli alla protesta e ad un rapporto più stretto con l’Europa, mentre dall’altro lato c’era l’Ucraina orientale, maggiormente favorevole a un rapporto più stretto con la Russia e, in definitiva, contraria alle motivazioni della protesta. In tutto questo, diverse figure iniziano a porsi come mediatori tra piazza e palazzo: tra queste spicca l’industriale (e proprietario della squadra di calcio dello Shaktar Donec’k) Rinat Achmetov, il quale ottiene il parziale successo di alleggerire la repressione nei confronti dei manifestanti.

L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 5-9.

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Carlo Paganessi

Sono nato in una notte afosa del luglio 1988 in Friuli Venezia Giulia sul confine con il Veneto, ma i primi diciannove anni della mia vita li ho vissuti in Veneto sul confine con il Friuli Venezia Giulia. Sono diplomato in Ragioneria. Nove anni dopo aver lasciato la galassia della pedemontana trevigiana non mi sono ancora fermato: il mio stile di vita, ormai diventato nomade, mi ha portato a Gorizia per frequentare il corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche, a Moedling per lavorare all'Accademia Internazionale Anti Corruzione di Laxenburg, poi sono seguite Trieste per il lavoro con Genertel, Milano con l'Esposizione Universale e ora (al momento) Bratislava per lavorare con Amazon. Mi piace leggere, ascoltare musica e, ovviamente, scrivere. Per theWise scriverò principalmente di Politica Estera e Geopolitica: nel periodo trascorso a Gorizia ho cominciato a vedere il mondo come un orologio composto da sette miliardi di ingranaggi. Assieme a voi cercherò di capirne il funzionamento e di comprendere come gli avvenimenti nel mondo possano condizionare la vita delle persone. Tematica collegata che mi sta particolarmente a cuore è quella relativa alla Sicurezza Internazionale, settore del quale mi sono occupato sin dai tempi delle superiori e su cui ho gestito un gruppo di studi specializzato per oltre quattro anni. Credo che il terrorismo si sconfigga anche attraverso una corretta gestione dell'informazione ed è per questo che scrivo per theWise. Scrivo anche in un blog personale dove, tempo permettendo, cerco di portare qualche notizia di attualità (https://tractatusdesphaera.wordpress.com) oltre che per IMDI – Il Meglio Di Internet (http://ilmegliodiinternet.it/author/carlo_paganessi/).