Smartwatch: sì, no, forse

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Portare un orologio al polso, nel 2017, può risultare datato, e in effetti lo è. Chiunque ha un mezzo alternativo (che può essere lo smartphone, l’automobile o un campanile in città) per sapere l’ora, e spesso anche in maniera più precisa rispetto a quanto accade con orologi di marche blasonate come Rolex, vista l’oramai onnipresente connessione a internet. Indossare un orologio diventa quasi un modo per dichiarare il proprio status sociale: la persona con lo Swatch da 100€ sicuramente darà un’impressione diversa da quella con il prestigioso Constantin da 15.000€, in quanto non è più necessario che l’orologio segni l’ora.

Orologio Constantin Patrimony che può arrivare a costare anche 60.000€.

L’arrivo degli smartwatch ha cambiato le carte in tavola, ed è evidente come Apple Watch abbia apportato un notevole contributo – senza tuttavia stravolgere le cose come aveva fatto con iPhone – alle vendite e alla crescita di questo settore totalmente nuovo. L’orologio non è più uno strumento che serve (solo) a misurare il tempo, ma serve anche per tenere sotto controllo i battiti cardiaci, la distanza percorsa durante una corsa oppure le notifiche che arrivano allo smartphone. Dunque si estende il concetto di orologio, e la misura del tempo diventa, per certi aspetti, quasi un surplus, viste le potenzialità di uno strumento simile, che può essere quasi paragonato a un computer in miniatura montato sul polso e che può lavorare, in certi casi, in completa autonomia.

Inoltre, in questo campo, è bene distinguere lo smartwatch dallo sportwatch, che non è altro che un dispositivo sviluppato per venire incontro agli sportivi, i quali hanno bisogno di un’autonomia elevata unita a sensori avanzati per misurare battito cardiaco, pressione sanguigna, saturazione dell’ossigeno nel sangue, numero di passi e altro ancora, lasciando in secondo piano la parte che si può considerare “smart”.

Smartwatch

Il prezzo per questa variante partiva da 11.000€. Photo credit © Apple

Nell’ultimo anno, però, sembra che gli indossabili stiano riscuotendo sempre meno successo, nonostante il notevole miglioramento della tecnologia presente, e al CES di Las Vegas pare che non ci sia stato molto interesse nei confronti di questo tipo di indossabili. Che siano già giunti al capolinea?

L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 25-28.

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Adriano Koleci

Sono nato in Albania nel 1997 da genitori albanesi, ma sono cresciuto in Italia con pane e Berlusconi, cartoni animati su Italia 1 e partite di calcio con gli amici. Mi sono diplomato nel 2016 al Liceo Scientifico e adesso studio Ingegneria aerospaziale presso il Politecnico di Torino. Ho dei gusti molto singolari in fatto di musica e sono appassionato di film: ogni settimana mi reco al cinema per dilapidare i miei denari. Sono cresciuto con l'informatica, ho assemblato il mio primo computer a tredici anni e sono stato per circa quattro anni gamer non professionista in un clan. Ho perso interesse per il gaming un paio di anni fa, quando sono definitivamente passato al Macbook Pro come portatile principale, ma la passione per la tecnologia è rimasta. A questo si unisce anche l'amore per le auto, che mi accompagna fin dalla tenera età grazie ai primi Fast and Furious. Credo nel progetto theWise perché, in una società dove le informazioni sono sovrabbondanti e superficiali, garantisce prodotti di altissima qualità ai suoi utenti. Troverete i miei articoli nella sezione Tecnologia.