Storia del pensiero filosofico: Aristotele

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Cari ventisette lettori, siamo di fronte al terzo filosofo (insieme a Socrate e Platone, per i più sbadati di voi) che ha definitivamente segnato il mondo in cui viviamo. Qualcuno potrebbe dire che qui si sta esagerando: viene da chiedersi in che modo un uomo nato nel 384 a.C. possa essere stato così influente per noi, civilissimi esseri umani nati quasi duemilaquattrocento anni dopo. Ecco, in questo caso viene in soccorso il MIT (Massachusetts Institute of Technology, se ve lo state chiedendo), che grazie a “Pantheon”, progetto pensato dal Media Lab dell’istituto, intende raccogliere, analizzare e presentare dati sulla produzione di opere e sulla popolarità storica e culturale di città, nazioni, mestieri e persone. Primi in classifica sono rispettivamente Roma, gli Stati Uniti, la professione del politico e proprio Aristotele. Citato persino nella Commedia di Dante come colui che fu «maestro di color che sanno», e spesso definito il Filosofo per eccellenza, la sua eredità pesa ancora oggi: non è raro trovare dei termini filosofici ancora in uso che derivano direttamente dallo stagirita. Dall’etica alla politica, passando per la logica, l’estetica, la poetica, la retorica, la metafisica, la gnoseologia, la fisica, la zoologia e l’astronomia, nessun campo del pensiero è sfuggito al suo sistema più che onnicomprensivo.

L’antiplatonismo, il riportare le forme universali nel mondo fisico, ha consegnato un mondo fatto di sostanze, forme e materia, di potenza e atto, decifrabile con gli strumenti della deduzione, dell’induzione, della definizione. Tutta la filosofia è un commento alle opere di Platone, si è detto, ma lo stesso vale per le opere di Aristotele: questo è indubbio. Sta di fatto che Aristotele, a differenza del suo maestro, ci ha insegnato a parlare del mondo in cui viviamo tramite l’osservazione empirica. Impossibile, dunque, risulta capire quanto si è detto dopo di lui senza prima considerarlo.

L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 26-28.

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Raffaele Lauretti

Il succo della storia fin qui: qualche tempo fa nacqui e, bisogna ammetterlo, questo fatto ha sconcertato non poche persone ed è stato considerato dai più come una cattiva mossa. Subito, infatti, conosco l'inevitabile angoscia del dover vivere una vita breve in un mondo assurdo: la palude bonificata dal fascismo. Ho conseguito la maturità al Liceo Scientifico G. B. Grassi di Latina; proprio in quegli anni scopro di avere, per una rarissima coincidenza, lo stesso sex appeal di una contusione. Decido quindi di abbandonare le scoline e trasferirmi a Bologna, dove studio filosofia per cercare di sfuggire alle logiche stringenti degli algoritmi del Capitale. Sono un ministro della Chiesa Dudeista (sì, quella del Grande Lebowski) e, nel tempo, credo di essermi fatto prendere la mano dall'epistemologia. Quando non sono a prendere una laurea triennale, ascolto musica da neri e scrivo di rap per un paio di siti (Rockit, La Casa del Rap), rifuggo l'INPS, mi rintano nelle carni altrui, preparo ottime carbonare. Dopo aver diretto la sezione di musica de Il Meglio di Internet per qualche mese, sono approdato su theWise dove, visti e considerati i miei studi di cui sopra, curo una rubrica in cui cerco di approfondire i pensatori che maggiormente hanno influenzato il pensiero occidentale. Nonostante io mi consideri un asociale con brio, posso dire di divertirmi abbastanza. Ah, una volta Guè Pequeno mi ha insultato e non so bene cosa pensarne.