L’evoluzione storica delle aggravanti dell’omicidio

0 Condivisioni

Hannah Arendt individua l’origine dell’omicidio, inteso con il significato attuale di crimine assoluto, nell’avvento del cristianesimo. Più precisamente, nell’agosto del 1953, scrive che solo la tradizione giudaico cristiana ha innalzato l’omicidio al rango di crimine assoluto, e che poté farlo soltanto perché qui l’omicidio era una sorta di deicidio, in quanto l’uomo è creato a immagine di Dio. Tale affermazione trova senz’altro conferma nella Grecia antica, dove l’omicidio, secondo la stessa Arendt, non comportava necessariamente una sanzione. In particolare, ad Atene, l’omicida era assoggettato a una pena – a meno che non fosse stato colto in flagrante – solo qualora lo richiedessero i parenti più prossimi della vittima. È appunto tale fatto che ci permette di affermare che l’omicidio, allora, fosse considerato come un illecito sostanzialmente privato, piuttosto che un crimine in senso assoluto.

Omicidio

Già nell’antica Roma, però, l’uccisione di un uomo ha assunto un valore più elevato. È infatti di Numa Pompilio la legge che prevedeva un obbligo, in capo ai congiunti della vittima, di mettere a morte l’omicida di un uomo libero, mentre – nel caso di omicidio involontario – sull’assassino cadeva l’obbligo di consegnare un ariete, affinché esso fosse sacrificato al suo posto. Un ulteriore passo avanti nell’erigere l’omicidio a crimine assoluto si ha con la lex Cornelia, per cui l’omicidio del servo, qualora trascendesse il limite dell’ordinario castigo, veniva considerato come omicidio pubblico. Attualmente sono diverse le strade percorribili per la punibilità di questo crimine; in America, ad esempio, sono previsti due reati distinti: l’omicidio semplice e quello aggravato. Il legislatore italiano, discostandosi dalla maggioranza degli ordinamenti, ha scelto invece di mantenere un reato unico. Se l’omicidio viene commesso in alcune circostanze particolari, le famose e ormai ritrite aggravanti, diventa però nella fattispecie più grave. Differenti circostanze aggravanti possono comportare un aumento della pena, sino all’eventuale raggiungimento dell’ergastolo. Appare interessante, ora, osservare come queste circostanze siano mutate nel tempo, giungendo dopo un lungo percorso a quelle odierne.

L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 11-15.

0 Condivisioni

Michele Corato

Nato in provincia di Vicenza, dove tutt'ora vivo, poco più di quarto di secolo fa. Dopo una prima laurea come Consulente del lavoro all'Università di Padova, mi sono addentrato maggiormente nel mondo del diritto con una seconda laurea in Giurisprudenza presso la stessa Università. Attualmente praticante in uno studio legale, mi appresto ad affrontare il temibile ostacolo che è l'esame di abilitazione. Appassionato praticamente da tutto ciò che può considerarsi bello; nel cinema, musica e nell'arte ricerco soprattutto tematiche in grado di emozionare (nel bene o nel male). Ho una passione, inoltre, per la cucina, che considero soprattutto come momento di svago o di sperimentazione. Ho iniziato a scrivere articoli per IMDI.it nel 2013, incentrati soprattutto, com'è intuibile, sul Diritto. Filone tematico, questo, che seguo anche all'interno di theWise, fermamente convinto della necessità di articoli i più neutrali e chiari possibili su questo tema, ormai maltrattato da gran parte delle persone. Credo appunto nel progetto di questa testata, volta all'informazione nel senso più puro del termine, e spero di riuscire a trasmettere, almeno in parte, l'importanza del diritto.